Restano da decidere due sole eccezioni preliminari presentate dalle difese degli imputati, ma tutte le altre sono state oggi respinte dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (Brigida Cavasino presidente, a latere i giudici Gilda Romano e Claudia Caputo) nel maxi-processo con rito ordinario nato dall’operazione antimafia Rinascita-Scott. Diverse le motivazioni alla base del rigetto poiché differenti erano le eccezioni sollevate dai difensori degli imputati, finalizzate in gran parte ad ottenere l’incompetenza funzionale o per territorio del Collegio. Intento non riuscito perché il Tribunale ha deciso di rigettare ed andare avanti.

Rigetto, dunque, in ordine all’eccezione sulla durata massima delle indagini (alcune difese lamentavano lo sforamento del limite massimo temporale previsto dalla legge) poiché nell’inchiesta Rinascita-Scott siamo in presenza di reati a carattere permanente. Rigetto sull'eccezione relativa alla lamentata tardiva iscrizione sul registro degli indagati dell’imputato Giancarlo Pittelli (avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia) da non considerarsi illegittima in quanto rientrante nella discrezionalità dell’ufficio di Procura. Rigettate poi le richieste di abbreviati avanzate da diversi imputati, fra cui l’avvocato Francesco Stilo, e per quest’ultimo anche il rigetto in ordine alla regolarità dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che ha fatto registrare da parte di Stilo la nomina e la successiva revoca di diversi difensori.

Nessuna connessione del processo Rinascita-Scott con il troncone pendente dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro chiamata a giudicare su cinque fatti di sangue e due sequestri di persona. Per il Tribunale collegiale di Vibo non ricorre in questo caso l’ipotesi di connessione anche in ragione della natura permanente del delitto di omicidio ed anche alla luce della disamina dei capi di imputazione.

Per quanto attiene poi il trasferimento del processo al Tribunale di Salerno - eccezione sollevata dall’avvocato Francesco Sabatino nell’interesse dell’imputato Danilo Tripodi (assistente giudiziario del Tribunale di Vibo) - per i giudici non vi è alcuna connessione tra Rinascita-Scott ed un’inchiesta aperta dalla Procura di Salerno che vede indagato Tripodi in concorso con l’ex presidente del Tribunale di Vibo, Alberto Nicola Filardo. In questo caso, il Tribunale di Vibo non ha ravvisato alcuna connessione sia con riferimento al titolo di reato, sia al tempo di commissione del reato stesso. Dunque, nel caso di specie, nessuna connessione soggettiva ed oggettiva.

Rigettata poi l’eccezione di incompetenza territoriale per Giuseppe Navarra, Marco Scrugli e Salvatore Valenzise in quanto per il Tribunale si tratta nei loro confronti di reati connessi alla contestazione associativa. Rigetto anche per l’omesso interrogatorio del boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, perché il diritto di ascolto delle intercettazioni non corrisponde al diritto ad accedere al server. L’interrogatorio di Accorinti si è inoltre svolto il 3 luglio scorso e quindi non poteva essere accolta la successiva richiesta.

Per quanto attiene alla paventata nullità dell’interrogatorio dell’imputato Mario De Rito di Vena Superiore, i giudici si sono pronunciati per il rigetto sia con riferimento al termine di trenta giorni, sia con riferimento al legittimo impedimento per motivi di salute.

Anche per la questione del luogo nel quale svolgere il processo (aula bunker nell’area industriale di Lamezia Terme piuttosto che una struttura in provincia di Vibo) si è registrato un rigetto. Sull’ex comandante della polizia municipale di Vibo Valentia, Filippo Nesci, l’esclusione dell’aggravante mafiosa nel reato di corruzione e la sua valutazione in sede cautelare per i giudici non influiscono sul processo.

Per quanto attiene la posizione di Pasquale Bonavota di Sant’Onofrio (attualmente latitante), per il Tribunale di Vibo l’inutilizzabilità di alcune intercettazioni captate con il suo avvocato Tiziana Barillaro non comporta la nullità dei decreti autorizzativi successivi. Rigettate, infine, anche le eccezioni in ordine all’indeterminatezza dei capi di imputazione sollevate da alcuni imputati, così come è stata respinta l’eccezione relativa alla paventata mancata notifica dell’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dell’imputato Giuseppe Mangone di Mileto.