«Un atto dovuto, un segno di rispetto e inclusività, oltre che di sostegno alle famiglie», il sindaco di Rende Marcello Manna commenta così l’ordinanza firmata stamane e pubblicata sull’albo pretorio del municipio che dispone la fruibilità del parco Robinson da parte di cittadini affetti da disturbi cognitivo-comportamentali.

 

«A spingerci - ha spiegato il primo cittadino - è stata la constatazione, contestuale alle segnalazioni arrivate ai servizi sociali comunali, della situazione particolarmente difficile in cui versano le famiglie nelle quali sono presenti persone affette da autismo, per le quali, specie in questo momento ricco di tensione, è assolutamente auspicabile consentire loro di poter uscire di casa per calmarne gli eventuali stati d’ansia».

 

È la stessa Annamaria Artese, assessore alle politiche sociali a sottolineare come «le problematiche specifiche cui vanno incontro le persone affette da disturbi cognitivo-comportamentali, sono oggi accentuati dalla forzata e prolungata presenza nelle abitazioni e dalla conseguente rottura della routine quotidiana determinata dalla chiusura delle scuole e dei centri riabilitativi e sportivi».

 

Da qui la decisione, ritenuta “necessaria” di rendere disponibile l’area verde del parco Robinson anche a chi soffre di altre patologie da deficit neuro e psico debilitativi - certificabili dai medici curanti o da altra autorità sanitaria - per le quali è consigliabile la fruizione terapeutica di momenti di vita all’aperto. Il parco è idoneo per le finalità richieste poiché recintato, dotato di spazi ampi e curati oltre che facilmente ispezionabile da parte delle forze dell'ordine.  Le famiglie interessate, si legge nell’ordinanza, potranno usufruire del polmone verde della città dal lunedì al venerdì dalle ore 16,00 alle ore 18,00 nonché sabato e domenica dalle ore 16,00 alle 19,00.

 

«Le associazioni di volontariato che in questo periodo collaborano con noi - ha proseguito l’assessore - si sono rese disponibili a garantire l’apertura e la chiusura del parco nelle ore dedicate, impegnandosi anche a richiamare l’attenzione sul rispetto della cosiddetta distanza sociale». Nell’ordinanza è poi chiarito che sarà onere delle famiglie produrre, a richiesta delle forze dell’ordine, l’autocertificazione del caso e la documentazione sanitaria attestante il disturbo o la diversa particolare condizione.

 

«Bisogna affrontare queste patologie in un’ottica di collaborazione e supporto della famiglia prevedendo interventi che contrastino e riducano il più possibile gli esiti disabilitanti dell’affezione e la conquista delle  autonomie per raggiungere una migliore qualità della vita. Solo attraverso una solida rete tra istituzioni, famiglie, scuole e strutture sanitarie e riabilitative e l’uso di buone prassi si potrà garantire uniformità d’accesso ed equità», ha concluso l’Artese.