Csa-Cisal striglia il servizio di vigilanza e denuncia presunti furti all'interno degli uffici della Cittadella: «Garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti regionali»
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«Il termoscanner della Cittadella è sempre funzionante? Si riescono ad evitare gli accessi in Regione di personale non autorizzato? È assicurata la totale sicurezza dei luoghi? La risposta alle domande è no. Non è la prima volta che interveniamo sul non perfetto assolvimento dei compiti delle ditte aggiudicatarie dell’appalto che dovrebbe gestire il servizio di vigilanza in Cittadella regionale e, da quando è in atto la pandemia, l’adozione di misure anti-contagio. Purtroppo, proprio in ragione di tutelare l’integrità dei dipendenti, dobbiamo segnalare nuove disfunzioni e la prosecuzione di altre». Così in una nota il sindacato Csa-Cisal.
«Partiamo dalla rilevazione della temperatura corporea. Come noto, le regole nazionali hanno imposto come misura valida per gli uffici pubblici la verifica sugli accessi. Dopo una prima fase d’inerzia, anche grazie all’insistenza del sindacato CSA-Cisal, anche il dirigente Datore di Lavoro ha emanato una circolare che dispone l’adozione di questa misura di prevenzione, specificando che coloro risultassero con una temperatura corporea superiore a 37,5° dovevano essere identificati e se ne doveva impedire l’accesso in Cittadella. La Regione Calabria, tramite il settore “Economato, Logistica e Servizi tecnici-Provveditorato, Autoparco e Burc” del dipartimento “Economia e Finanze”, ha provveduto, con decreto n. 9601 del 21 settembre 2020, all’acquisto di 4 termoscanner con lettura a distanza della temperatura corporea tramite telecamera fissa comprensiva di tablet e di 15 termocamere portatili. La spesa è stata di poco inferiore a 39 mila euro. Successivamente ci sono stati successivi acquisti di batterie per consentire il funzionamento in continuità dei termoscanner e dei dispenser disinfettanti con pedana. Ciascun decreto da circa 455 euro».
I termoscanner non sempre funzionano
«Peccato però - aggiunge il sindacato - che non sempre il termoscanner principale, quello posto all’ingresso da Piazza San Francesco di Paola, sia funzionante. Nel giro di pochi giorni sono state segnalate delle anomalie. Tutte questo è accertabile nei rapporti di servizio stilati dal personale addetto all’accettazione in Cittadella. Nella giornata del 21 gennaio non veniva rilevata la temperatura corporea nonostante il passaggio dei dipendenti. Nella giornata del 28 gennaio si ripresentava lo stesso malfunzionamento. Interessante, come gli stessi addetti alla vigilanza abbiano annotato che il termoscanner “con determinate persone, tipo di capelli o abbigliamento a volte non rileva al primo passaggio” ma è necessario far ripassare la stessa persona più volte. E non è detto che funzioni. Analogo caso avveniva nella giornata del 2 febbraio. Insomma, dopo la spesa affrontata dalla Regione scopriamo che chi ha i capelli lunghi, cappelli o altri accessori rischia di entrare in Regione senza che si possa sapere se abbia o meno una temperatura elevata. E che tipo di controllo si vorrebbe effettuare in queste condizioni? La circolare prevede un monitoraggio su tutti gli accessi non solo a chi ha i capelli corti o a chi ha la fortuna di passare quando le batterie del termoscanner non sono scariche. Ci pare – commenta il sindacato CSA-Cisal – una disattenzione, e vogliamo essere buoni, che mal si concilia con i potenziali rischi che si corrono in un palazzo dove possono entrare fino a due mila dipendenti, senza considerare i visitatori e i lavoratori di ditte appaltatrici della Regione Calabria. Vogliamo ricordare che finora già l’Amministrazione non è stata in grado di assicurare l’esecuzione dei tamponi sul personale nonostante sia stata solennemente promessa mesi addietro (figurarci la vaccinazione), adesso ci mettiamo pure a non rispettare le norme anti-contagio?»
Accesso libero
La denuncia di Csa-Cisal continua: «E che dire del protocollo generale? Corrieri, postini e altro personale esterno accedono in questo ufficio (la cui entrata è esterna alla Cittadella) senza che siano sottoposti alla rilevazione della temperatura corporea.Quindi, da una parte il termoscanner non funziona e dall’altra non si prende nessuna precauzione. Ma dov’è finita la tutela dell’istituzione regionale? Quest’ultima è una circostanza parecchio grave, visto che i dipendenti possono entrare direttamente a contatto con persone positive. Invitiamo la responsabile, in questo caso non c’entra l’attività del servizio di vigilanza, ad assumere ogni provvedimento necessario a limitare questo rischio».
Ingressi non autorizzati e presunti furti
«L’altro capitolo, e torniamo alla vigilanza - continua il sindacato -, sono gli accessi non autorizzati. Fatto purtroppo non nuovo. Si ricorderà come la dirigente del settore economato e il Dec del contratto della vigilanza, il 5 agosto 2020, scrissero una durissima nota in cui lamentavano: “un evidente e costante indebolimento del servizio manifestatosi con ingressi incontrollati e presenze di personale esterno, spesso, in sovrannumero rispetto ai protocolli Covid”. Abbiamo sempre atteso che a quella “strigliata” seguissero dei fatti concreti che assicurassero l’effettivo miglioramento del servizio di vigilanza. Mentre aspettiamo, tuttavia, si registrano nuovi gravi episodi. Lo scorso 15 gennaio, il dirigente del settore personale del dipartimento Tutela della Salute segnalò “l’avvenuto accesso di personale estraneo non autorizzato, rilevato dal dirigente del settore n. 2 Autorizzazioni e Accreditamenti”. Qualche giorno dopo il dirigente “Datore di Lavoro” chiese di “allertare la vigilanza affinché non si verifichino nel futuro episodi di questo genere in recente passato oggetto di vicende analoghe. La problematica segnalata attiene non solo a quel delicato settore regionale ma impatta sulla sicurezza dei lavoratori di tutta la Cittadella regionale, soprattutto in questo momento di emergenze Covid-19”. In maniera non troppo risoluta il Dec replicava dicendo che “è necessario conoscere i nominativi del personale esterno e la data in cui si è verificato l’evento, ciò consentirà di verificare se il personale in parola ha avuto accesso senza alcuna autorizzazione o se per lo stesso era presente qualche forma di nulla osta all’ingresso in Cittadella. Se l’evento dovesse riproporsi in futuro bisognerà contattare il servizio di vigilanza e richiedere l’intervento della ronda interna per l’identificazione dei soggetti e le operazioni consequenziali”. Una risposta che serve più che altro ad aggirare il problema piuttosto che affrontarlo, sapendo che esiste eccome. Sta di fatto che in quel settore del dipartimento di Tutela della Salute già in precedenza, come riportato dalla stampa, c’era stato un accesso non autorizzato con la vigilanza costretta a chiamare i carabinieri. Per fortuna i dirigenti dei settori di questo dipartimento hanno puntualmente segnalato l'accaduto. Ben vengano queste segnalazioni nel solco del rispetto delle regole. Ma non è tutto. Dall’ufficio Emigrazione del dipartimento Presidenza sono arrivate due distinte segnalazioni. Con la prima si riferiva che in data 14 dicembre 2020, al rientro in ufficio dopo alcuni giorni di assenza, “nella mia postazione – a scrivere è una dipendente – non ho più trovato il mio computer, con la conseguente perdita di tutto il materiale in esso contenuto”. Oltre al presunto furto, sempre in relazione alla data 14 dicembre 2020, la dipendente comunicava che “l’armadio dove ci sono tutti i fascicoli dell’ufficio emigrazione è stato trovato aperto (forzato) mentre era stato chiuso”».
I servizi che devono essere garantiti
«È bene rammentare che il costo del servizio di vigilanza costa la bellezza di 1,6 milioni di euro all’anno. Con questa cifra la Cittadella dovrebbe essere un posto di massima sicurezza, invece come appena documentato: i termoscanner non sempre funzionano, proseguono gli accessi non autorizzati e addirittura c’è stato un presunto furto e un armadio con documenti ufficiali sarebbe stato forzato. Il capitolato speciale d’appalto prevede che fra gli obblighi in capo all’aggiudicatario ci siano tali servizi da svolgere: “il controllo e la protezione del patrimonio mobiliare ed immobiliare dei locali contro atti vandalici, sabotaggi, furti ecc;”. “La protezione delle persone che a diverso titolo si trovano ad operare nei locali regionali contro eventi dannosi quali aggressioni, furti e scippi ecc”. “Riguardo al controllo degli accessi, il personale addetto al servizio dovrà assicurarsi che nessuna persona allo stesso sconosciuta entri locali regionali se non dichiara dove è diretta…”. “Parimenti dovrà essere vietata l’uscita dalle singole sedi di beni di proprietà della Regione quali, ad esempio, fotocopiatrici, Pc, stampanti, apparecchiature ed attrezzature...”. Queste prescrizioni non sono suggerimenti, ma i servizi devono essere tassativamente garantiti perché fanno parte dei costi con cui si determina l’importo che la Regione paga alle ditte private. Riteniamo sia necessario – conclude il sindacato CSA-Cisal – non fare più finta di niente e quindi dirigenti, Rup e Dec competenti pretendano il puntuale rispetto (adottando anche atti formali) delle condizioni contrattuali che valgono non solo parecchi soldi pubblici ma anche la sicurezza dei dipendenti regionali».