Il numero uno di Palazzo Campanella: «Sede sancita da storia e statuto». E al candidato a sindaco del capoluogo di regione Donato: «Si preoccupi di Catanzaro»
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«La sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria è sancita dallo Statuto e dalla storia». È quanto afferma il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso. «In un periodo estremamente delicato, come quello che sta attraversando il Paese e in particolare la nostra regione – continua – trovo fuorviante un dibattito politico su questioni che nulla hanno a che fare con i problemi della Calabria e con l’azione di governo che stiamo responsabilmente mettendo in campo con l’irrinunciabile compito di risolverli. Le questioni sui tavoli della politica regionale sono legate all’attualità e alle prospettive della Calabria e non contemplano l’assetto istituzionale della Regione definito cinquant’anni fa».
«Sono certo - aggiunge Mancuso - che il dibattito che ruota intorno alle elezioni comunali di Catanzaro ha come nodi la ricerca delle migliori soluzioni per i problemi della città capoluogo di regione, e non argomenti che riesumano antichi, laceranti scenari. Al candidato sindaco di Catanzaro professor Valerio Donato, suggerisco, piuttosto che disperdere energie in questioni surreali, di convogliare le sue note e conclamate competenze per fronteggiare le emergenze del capoluogo calabrese, che non sono poche e hanno bisogno di grande concentrazione, spiccato senso della realtà e tanto appassionato impegno».
«La classe dirigente calabrese - dice Mancuso in conclusione -, mai come in questo frangente, dev’essere più unita, al di là dei ruoli e delle posizioni politiche, nel combattere e superare tutti gli ‘ismi’ – campanilismo, centralismo, burocraticismo – che hanno per tanto, troppo tempo pesato negativamente sull’agire politico e istituzionale. Abbiamo tutti il dovere di affrontare e dirimere le criticità vecchie e nuove che rallentano il pieno sviluppo economico e sociale della regione, concentrandoci sulle sfide vere che debbono proiettare la Calabria nel futuro, sfuggendo a disquisizioni divisive che appartengono al passato e che non aiutano a unire e a rendere più coesa e sinergica la nostra comunità».