A Reggio Calabria un centro di analisi cliniche accreditato eseguiva test rapidi per l’accertamento della positività al covid-19 in assenza di autorizzazione e dei relativi requisiti funzionali ed utilizzava reagenti chimici scaduti. Nel contesto sono stati sequestrati 17 reagenti irregolari, il cui valore complessivo ammonta a 1.000 euro. Il legale responsabile e un tecnico di laboratorio, peraltro non iscritto al relativo albo, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria.

 

Questo il risultato di una operazione svolta dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, d’intesa con il Ministro della Salute che ha scoperto ben irregolarità in 67 centri di prelievo ed analisi diagnostica per la ricerca del virus SARS-CoV-2 in tutta Italia sui 285 presi in esame, insieme a laboratori di analisi, privati e convenzionati, ed altre strutture similari operanti nel commercio e nell’erogazione di test di analisi molecolari, antigeniche e sierologiche per l’accertamento dell’infezione da coronavirus.

 

Contestate in tutto 94 violazioni penali ed amministrative, per un totale di 145 mila euro di sanzioni pecuniarie. Il 60% delle violazioni rilevate riguarda l’inosservanza di norme e comportamenti connessi con l’applicazione delle misure di contenimento epidemico. Nello specifico, tra le irregolarità più frequenti, i Nas hanno rilevato il mancato possesso autorizzativo circa lo svolgimento di attività di prelievi ematici e biologici (tamponi), svolti abusivamente e in ambienti non idonei (15% delle violazioni contestate).

Irregolarità anche a Catanzaro

A Catanzaro è stato denunciato il legale responsabile di un laboratorio di analisi ritenuto responsabile di aver utilizzato, nelle attività diagnostiche, reagenti chimici scaduti: nel corso del controllo sono state accertate anche carenze igienico sanitarie e strutturali e la mancata adozione delle misure protettive e preventive nei luoghi di lavoro in materia di contenimento. Sequestrate 877 fiale di reagenti e diagnostici in vitro scaduti.