«Siamo stati nel carcere di San Pietro a Reggio e abbiamo toccato con mano le condizioni intollerabili in cui vivono i detenuti e in cui operano gli agenti di polizia penitenziaria a causa delle altissime temperature. È evidente che queste sono carceri in cui si violano apertamente i diritti umani fondamentali. Faremo presente queste condizioni alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al momento di presentare la nostra relazione sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane». Così il segretario nazionale del partito dei Radicali, Maurizio Turco, dopo la visita presso la casa circondariale Giuseppe Panzera di Reggio Calabria, accompagnato dall’avvocato reggino Gianpaolo Catanzariti, responsabile nazionale dell’osservatorio Carceri dell’Unione delle Camere Penali Italiane.

Caldo e carenze

Un clima torrido e l’assenza di climatizzazione e di ventilatori, servizi sanitari da potenziare, specie per detenuti che richiedono trattamenti psichiatrici e fisioterapici, e personale non solo di sorveglianza da incrementare per garantire sicurezza e la piena funzione rieducativa della pena. Questo, in sintesi l’esito preoccupante della visita che ieri ha riguardato anche il carcere di Arghillà.

«Abbiamo verificato anche ad Arghillà un caldo insopportabile visti l’assenza di condizionatori e ventilatori e il clima rovente di questi giorni. La stessa situazione è stata registrata presso la casa circondariale Panzera di Reggio dove le grate a maglia fitta rendono l’aria irrespirabile e dove, nella sezione femminile, le stanze di pernottamento a volte ospitano anche fino a quattro persone. Il caldo davvero rende il carcere una tortura. Anche ad Arghillà, inoltre, serie sono la situazione dei servizi, specie quelli sanitari con una guardia medica per la sola mezza giornata, e la carenza cronica di personale che inevitabilmente incide anche sulla qualità del trattamento e delle attività di rieducazione alle quali deve tendere la pena. Altro fattore negativo, in questa ottica, è rappresentato anche dall’assenza di strutture per le attività comuni ai fini trattamentali come teatro e campo da calcio che ancora si stanno realizzando», ha sottolineato Gianpaolo Catanzariti, responsabile nazionale dell’osservatorio Carceri dell’Unione delle Camere Penali Italiane. 

A Reggio, dunque, a preoccupare, in questa stagione calda e in questo frangente storico emergenziale, non sono il sovraffollamento, la gestione della pandemia e la vaccinazione che prosegue e che al momento copre l’80% della popolazione carceraria complessiva, ma altre situazioni non meno rilevanti.

Ferragosto in carcere e "Giustizia giusta"

Riprende così, dopo un anno di stop causa Covid, il tradizionale giro nelle carceri per fare il punto sulle condizioni di detenzione in Italia. Con il partito Radicale anche l’osservatorio dell’Unione delle Camere Penali. Tante le tappe anche in Calabria (Paola, Catanzaro, Cosenza e Vibo). Nella città dello Stretto il segretario nazionale Turco e il responsabile dell’osservatorio delle Camere Penali Catanzariti. Un impegno comune anche sul fronte della raccolta firme per i sei quesiti referendari per una “Giustizia giusta” (responsabilità civile dei giudici; separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti; custodia cautelare; abrogazione del testo unico in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo noto come legge Severino; abolizione raccolta firme lista magistrati; voto per i membri non togati dei consigli giudiziari). Tra questi, uno si propone proprio di incidere sul ricorso eccessivo alle misure cautelari in carcere.
«Ad oggi in Italia ci sono circa ventiduemila cittadini soggetti a carcerazione preventiva e dunque senza alcun processo e senza alcuna condanna. Di questi molti saranno assolti. Un’ingiustizia reiterata alla quale bisogna porre fine», ha sottolineato ancora il segretario nazionale del partito dei Radicali, Maurizio Turco.