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Deposizione del critico d’arte Vittorio Sgarbi oggi nel processo “Overing” che vede sul banco degli imputati, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, diversi soggetti accusati di narcotraffico internazionale. Una testimonianza richiesta dall’avvocato Diego Brancia, difensore dell’imputato Danilo Fiumara di Francavilla Angitola, per chiarire alcune circostanze emerse nel corso delle indagini e del dibattimento.
Nel caso di specie la vicenda di alcuni falsi quadri di Renoir per i quali sono già stati processati ed assolti a Treviso, dal reato di ricettazione, Raffaele Fiumara di Francavilla Angitola, detto “Lello”, Vincenzo Attisani di Francavilla e Ambrosio Aniello. Proprio quest’ultimo - fra i principali protagonisti della storica operazione antidroga degli anni ’80 dell’F.B.I. e della polizia di Palermo denominata “Pizza connection" - una volta uscito dal carcere (detenuto negli Usa insieme a Raffaele Fiumara) avrebbe ripreso i contatti con Fiumara per la vendita di alcuni quadri fatti visionare al critico d’arte Vittorio Sgarbi che si presentò però con i carabinieri facendoli arrestare.
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La testimonianza. “Mi sono interessato a due quadri, uno di Monet e Renoir,che mi sono stati fatti visionare vicino a Tolmezzo, in un albergo al confine con l’Austria. E’ un episodio remoto - ha spiegato Sgarbi - di cui non ricordo né la data, né molte circostanze. Ricordo che era sera ed io avevo accettato la proposta di un colonnello del Nucleo tutela artistica dei carabinieri per partecipare ad un blitz che si doveva concludere con una retata. Ricordo di essere arrivato intorno alle 21,30 in questo albergo dove ad accogliermi vi erano due persone non vestite bene, sembravano dei bracconieri. Mi portano in una stanza ed a terra su un telo verde mi mostrano due dipinti, due tele che raffiguravano due nature morte. Erano dei falsi, mi accorsi subito che non valevano nulla, ma non feci neanche in tempo a visionarle che fecero irruzione i carabinieri ed arrestarono tutti. Erano dei quadri che non valevano più di 200 euro ciascuno”.
Vittorio Sgarbi, sollecitato dalle domande degli avvocati Diego Brancia e Filippo Accorinti, ha quindi chiesto ai due legali di mostrargli le foto dei due quadri al fine di sollecitargli la memoria sull’episodio, ma alla risposta negativa circa l’assenza delle foto, in tono ironico e rivolto ai due avvocati ha esclamato: “Ma siete degli incapaci, non sapete fare il vostro mestiere”. Una battuta scherzosa ed ironica come gran parte della testimonianza, tesa a giustificare diversi “non ricordo”.
Sgarbi ha però ricordato che, una volta avuta contezza che ci si trovava dinanzi a due quadri palesamente falsi, i primi a restarci male “furono i carabinieri che speravano invece di aver messo le mani e recuperato dei quadri di valore. Gli è andata male”. Fra sorrisi di e strette di mano, richieste di foto ed un caffè al bar, dopo poco meno di un’ora di deposizione, Vittorio Sgarbi ha quindi lasciato il nuovo palazzo di giustizia di Vibo a bordo di una Bmw con a bordo due ragazze al suo seguito e l’autista. Il piccolo “show”, poco dopo le ore 12, era già terminato.
Il dibattimento è stato aggiornato al 5 marzo.