La psicosi da crollo contagia anche il Vibonese. Decine le case costruite sotto il viadotto dell'Angitola, conosciuto anche come ponte San Francesco,  che collega lo svincolo autostradale di Pizzo a quello di Sant'Onofrio. La struttura è stata eretta negli anni '60. Oggi, dopo la tragedia che ha colpito il colosso di Genova rivelandone i piedi d'argilla, i cittadini che abitano all'ombra del viadotto hanno paura. Un ponte a cui - si vede a occhio nudo- mancano cura e manutenzione. 

 

Gli abitanti parlano di paura e preoccupazione. Soprattutto perché in alcuni punti la struttura dei piloni appare deteriorata. Le componenti in ferro a vista, il calcestruzzo sgranato. Non è un'immagine che offre sicurezza. Non dà l'impressione di una struttura solida. Perfino agli occhi di un bambino.

 

Parliamo con Roberta. Otto anni. Nome di fantasia. Abita con la famiglia ai piedi del viadotto dell’Angitola. Ha paura Roberta che quel ponte le crolli addosso cancellando la sua famiglia. Se, fino a qualche giorno fa quelle colonne spaccate con ferro a vista non sapeva neppure cosa fossero, oggi, dopo Genova, sì.


Ha sentito mamma e papà che dicevano che anche il “Morandi” aveva quelle crepe prima che cadesse. Anche il “Morandi” faceva rumore ad ogni macchina che passava. Come quello che rimbomba ad ogni veicolo che attraversa il tratto vibonese dell’autostrada del Mediterraneo, e che non la fa dormire la notte. Adesso, come mai? Suggestione? È chiaro. Sicuramente il ponte dell’Angitola non cadrà, nonostante abbia bisogno di evidenti lavori di manutenzione. Ma il terrore negli occhi di una bambina non dovrebbe leggersi mai. Mai.