Dopo la promessa del commissario di permettere l'immunizzazione dei docenti che lavorano in altre regioni ancora oggi prenotarsi è impossibile e ai centralini non sanno che rispondere
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In un modo o nell’altro a ogni passo in avanti corrispondono due passi indietro. Dopo il caso degli insegnanti fuorisede impossibilitati a prenotare un vaccino (perché in regioni come il Lazio si vaccinano solo i residenti e non i pendolari), il commissario Guido Longo, solo pochi giorni fa, aveva messo il punto sulla vicenda.
«Il personale scolastico residente in Calabria, che presta servizio fuori regione, potrà usufruire di vaccinazione esibendo apposita autocertificazione». Invece del punto oggi troviamo i puntini sospensivi perché alle parole non sono seguiti i fatti. Sulla ormai famosa piattaforma di prenotazione, inserire i propri dati, per i professori fuorisede, è uno spreco di tempo.
Il sistema smentisce il commissario
Il sistema non carica le credenziali e risponde con un laconico: “I codici inseriti non sono corretti o non corrispondono a persona appartenente a categoria avente priorità nella fase corrente del piano vaccinale. Accertati di non aver commesso errori d’inserimento”.
E qui sì che c’è un bel punto alla fine della frase, da cui non si scappa. E cosa fa una persona che ha diritto a prenotarsi e non riesce? Chiama il numero verde. Ed ecco la solita storia che si ripete (tristemente) ed ecco solite risposte che gli operatori sono costretti a dare agli utenti, cioè: nessuna risposta.
Un cane che si morde la coda
Il caso era esploso a fine febbraio quando le tante segnalazioni dei docenti fuorisede, avevano portato il presidente Spirlì, intervistato da LaC, ad annunciare battaglia contro il Lazio reo di aver imbastito un bel pasticcio. Qualche settimana più tardi, mentre gli insegnanti cominciavano a sfilare nei centri vaccinali, la situazione per i fuorisede è rimasta quella che era. Dopo le parole di Longo i docenti speravano di poter avere finalmente un numero di prenotazione e una data e invece niente, il sistema, forse non aggiornato, continua a rimandarli. Una bocciatura non per i prof, ma per l’organizzazione sanitaria sì.