Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Brigida Cavasino, giudici a latere Gilda Romano e Claudia Caputo) ha autorizzato le riprese audiovisive del maxiprocesso Rinascita-Scott contro i clan del Vibonese in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme.

Le riprese durante il processo

Le riprese audiovisive sono state autorizzate solo con telecamere fisse ed è stato fatto divieto alle Tv ed alle testate giornalistiche di poterle trasmettere prima della lettura del dispositivo della sentenza del maxiprocesso che vede imputate oltre 300 persone con l’escussione in aula di quasi duemila testimoni fra accusa e difesa. Il che vuol dire che il processo durerà almeno altri due anni e che per la diffusione delle riprese audiovisive se ne parlerà – se tutto va bene – nel 2023. Prima della lettura della sentenza è stata autorizzata solo la divulgazione di immagini o brevi video privi di audio al fine di realizzare servizi di cronaca giudiziaria. Tale decisione di non consentire la divulgazione delle riprese audiovisive prima della sentenza è stata motivata dal Tribunale con la necessità di “garantire l’assoluta genuinità della prova”.

Solo video senza audio

Resta vietata la ripresa di parti, testimoni, periti, consulenti tecnici, interpreti e di ogni altro soggetto “se i medesimi non vi consentono o se la legge ne fa divieto”. Per ogni testata giornalistica è stato consentito l’ingresso in aula di massimo due giornalisti. La decisione è stata salutata favorevolmente da alcuni giornalisti, probabilmente senza aver letto prima l’intero provvedimento del Tribunale che, da un lato parla di “diritto all’informazione” rilevando un “interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento”, dall’altro vieta la diffusione dell’audio sino alla lettura del dispositivo di sentenza (fra 3 anni). Nel frattempo, quindi, potrà andare in onda sulle Tv che hanno fatto richiesta di poter effettuare le riprese audiovisive una sorta di “cinema muto” in stile anni ’20.