Ultima udienza del mese di marzo a Castrovillari, dove nell'aula bunker si celebra il processo Reset. Oltre ai testimoni citati dalle difese, nel corso dell'istruttoria dibattimentale sono arrivate le dichiarazioni spontanee di Denny Romano, accusato di associazione mafiosa. L'imputato ha chiesto la parola al presidente del collegio giudicante, Carmen Ciarcia, esponendo le sue problematiche. Un intervento che equivale a un appello.
«Due anni fa ho subito un trauma cranico in carcere. Era stata disposta una TAC cranica, ma a distanza di due anni non ho ancora ricevuto alcuna assistenza. Nonostante il provvedimento da lei deliberato per cure specifiche, sono stato completamente ignorato», ha detto in aula.

«Soffro di perdita di equilibrio e mi è stato diagnosticato un tumore, che dicono essere benigno, ma senza che sia mai stata eseguita una biopsia. Ora vogliono operarmi con una tecnica non avanzata, troppo invasiva», ha aggiunto Denny Romano.

«Non voglio essere operato in queste condizioni, con procedure obsolete e rischiose», ha spiegato l'imputato del processo Reset che, prima di chiudere il microfono del carcere di Rebibbia, ha chiesto l'intervento del tribunale di Cosenza. I giudici hanno reso noto al giovane cosentino che si attiveranno con l'area medica della casa circondariale di Roma e con il Dap affinché vengano fornite informazioni utili a garantire cure adeguate all'imputato.