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Reggio Calabria – Sono stati condannati gli amministratori del Comune di San Luca, coinvolti nel processo "Inganno”. Il gup Davide Lauro ha inflitto sei anni di carcere l’ex sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi, cinque anni sono stati inflitti a Francesco Murdaca, ex assessore all’ambiente, mentre otto anni li ha rimediati Francesco Strangio. Assolto invece dall’accusa di associazione mafiosa Giuseppe Cosmo.
L’inchiesta “Inganno” ha fatto luce sul sistema della spartizione degli appalti nel territorio di San Luca, spiegata, nei minimi dettagli, dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Caferio De Raho, “ Gli appalti pubblici andavano alle famiglie criminali di maggior peso- aveva dichiarato Cafiero De Raho nerlla conferanza stampa dell’operazione - Romeo “Staccu”, i Pelle “Gambazza” e i Nirta “Scalzone”, mentre i lavori di somma urgenza andavano alle ‘ndrine di seconda fascia, come i Mammoliti “Fischiante”, i Nirta “Terribile” e gli Strangio “Jancu” ”.
Per gli inquirenti, Sebastiano Giorgi era un “sindaco eletto con il consenso e l'appoggio delle cosche” responsabile di aver asservito “l'attività amministrativa ai voleri degli appartenenti alle cosche che di fatto avevano occupato il Comune”, dunque “referente politico e amministrativo cui le cosche si rivolgevano per assecondare le loro necessità in materia di appalti e lavori pubblici”. Comportamento analogo, secondo l’accusa, dell’assessore Francesco Murdaca che, imparentato con i Mammoliti, sarebbe stato, secondo gli inquirenti, il loro principale referente.
A finire in manette anche Francesco Stangio, meglio noto come “Ciccio Boutique” che, per l’accusa, aveva la gestione dell’area mercatale della zona di Polsi. Era lui che assegnava le concessioni dietro il pagamento di una quota alla cosca.
Imputata nello stesso processo anche, l’ex attivista antimafia, Rosy Canale, accusata dalla Procura di aver utilizzato parte dei finanziamenti, elargiti da vari enti, per scopi privati come il presunto acquisto di un’autovettura, borse griffate e arredamento per la propria abitazione. La canale, infatti, come presidente del “Movimento delle Donne di San Luca” aveva avuto in gestione un immobile confiscato alla mafia per farne una ludoteca. Ma, per la Procura non sarebbe mai entrata in funzione.