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«C'erano delle strategie criminali per delegittimare i magistrati reggini e i collaboratori di giustizia. Mio zio, Domenico Serraino, detto Figurella, mi ha riferito che Nino Imerti "nano feroce" nell'estate del 1989 è andato a casa di un magistrato, il giudice Scopelliti, e lo ha minacciato di morte. Mio zio mi ha detto che Imerti aveva un parente imputato per l'omicidio dell'onorevole Lodovico Ligato e ha minacciato questo magistrato al quale ha detto che “se suo cugino veniva condannato all'ergastolo, ammazzava tutti”».
A parlare così poco fa è stato il pentito Emilio Di Giovine, ex appartenente all'omonimo clan federato alla 'ndrina reggina dei Serraino. Il collaboratore di giustizia sta deponendo davanti ai giudici del Tribunale reggino, presieduto da Natina Pratticò, nell'ambito del processo "Breakfast".
Caso Matacena, Scajola torna libero
Alla sbarra c'è l'ex ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola il quale per la Dda avrebbe svolto un ruolo nel tentativo di procurare la latitanza ad Amedeo Matacena. L'ex parlamentare di centrodestra, dopo aver rimediato una condanna definitiva a 3 anni per concorso esterno in associazione mafiosa è infatti, attualmente latitante a Dubai. In particolare Scajola, per l'accusa, avrebbe programmato il suo spostamento dagli Emirati Arabi al Libano.
Insieme a Scajola alla sbarra ci sono Martino Politi, collaboratore del gruppo Matacena, Mariagrazia Fiordalisi, storica segretaria dell'armatore, e Chiara Rizzo, ex moglie di Matacena. Oggi pomeriggio è iniziato l'esame da parte del pm antimafia Giuseppe Lombardo. Al magistrato Di Giovine ha riferito che "Matacena era uno di noi, della cosca Rosmini, Condello, e di tutto il gruppo. Erano tutti una cosa con Matacena", ha concluso il collaboratore di giustizia.