«Lucano ha agito legittimamente e in maniera conforme alle linee guida ministeriali». È quanto ha riferito in aula Elisabetta Madaffari, già dirigente amministrativa della provincia di Reggio Calabria, sentita come teste della difesa nel processo a carico di Mimmo Lucano, l’ex primo cittadino di Riace accusato insieme ad altre 28 persone di far parte di un’associazione e delinquere finalizzato al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla truffa. Sollecitata dalle difese la funzionaria, attualmente in pensione, ha fornito la sua versione dei fatti sulla mancata riscossione dei diritti di segreteria per il rilascio dei documenti di identità ai migranti. 

I testi della difesa

«Per effetto della legge Bassanini – ha spiegato - c’era la possibilità degli enti che versavano in pre-dissesto di sospendere la riscossione dei diritti». Secondo l’accusal’ex sindaco era consapevole delle falsità compiute per ottenere quanto spettava attraverso false fatture. «Le somme venivano erogate prima che le spese si sostenessero – ha proseguito – e Lucano non aveva idea e non sapeva come sarebbero stati spesi quei soldi».

È stato poi il turno di Tonino Perna, sociologo e attualmente vicesindaco di Reggio Calabria. Anni addietro, da presidente del Comitato della Banca popolare Etica di Padova, riuscì a far avere un prestito di 100 milioni di lire all’associazione Città Futura per avviare i progetti di accoglienza. «Lo Sprar serve a fare rinascere un paese se non è solo assistenza – ha riferito Perna - ma se si mettono in gioco meccanismi economici. Un sindaco che sceglie la solidarietà come obiettivo, prova ad accogliere tutti». Quindi il medico Isidoro Napoli, che a Riace ha aperto una postazione medica di supporto sanitario gratuito ai migranti. Per l’impianto accusatorio Lucano avrebbe utilizzato l’accoglienza per fini personali. «Ho insistito più volte affinchè Lucano usufruisse delle prestazioni dell’ambulatorio dopo il suo sciopero della fame – ha detto - ma si è sempre opposto alle cure».

Assente il vescovo Bregantini

Al tribunale di Locri l’attesa era tutta per il ritorno dell’ex vescovo della diocesi di Locri-Gerace Giancarlo Maria Bregantini. Il presule, attualmente arcivescovo di Campobasso, doveva testimoniare oggi a difesa di Lucano, ma non avrebbe giustificato la sua assenza in udienza, facendo scattare così il provvedimento della corte locrese guidata da Fulvio Accurso, il quale ha disposto per lui un’ammenda da 400 euro.

Nel corso dell’udienza il pubblico ministero Michele Permumian ha annunciato di aver depositato in cancelleria una memoria sul perché i funzionari prefettizi, già escussi, abbiano stilato una relazione, già oggetto del dibattimento, definita anomala sui Cas di Riace, chiedendo di risentirli. Intanto il giudice Accurso, riservandosi di decidere nel corso delle prossime udienze, ha fissato un calendario di massima da qui alla conclusione del processo, prevista a fine settembre. Si entrerà nel vivo a maggio con la discussione di pm e parti civili. Poi cinque udienze dedicate alle difese, prima dell’ingresso in camera di consiglio della corte.