Sono quattro ora le persone che hanno ricevuto l'avviso di garanzia per lesioni personali e tortura a un recluso ritenuto esponente di spicco della camorra. I fatti si sarebbero verificati il 22 gennaio scorso
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Passano da 3 a 4 gli agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere San Pietro di Reggio Calabria indagati per il presunto pestaggio cui sarebbe stato sottoposto un detenuto napoletano ritenuto un esponente di spicco della camorra.
Come per i primi tre indagati, due dei quali sono stati sentiti lunedì in Procura, l'avviso di garanzia per lesioni personali e tortura è stato accompagnato da contestuale avviso di comparizione. Assistito dal proprio avvocato, l'appartenente alla polizia penitenziaria sarà interrogato nelle prossime ore dalla squadra mobile e dal sostituto procuratore Sara Perazzan che sta coordinando le indagini assieme al procuratore Giovanni Bombardieri.
Il presunto pestaggio sarebbe avvenuto il 22 gennaio scorso, giorno in cui a Reggio Calabria si trovava il ministro della Giustizia Marta Cartabia per partecipare alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario del Distretto di Corte d'Appello. Il detenuto, secondo quanto si è appreso, aveva già provocato qualche problema nel carcere di Frosinone e per questo motivo, nei mesi scorsi, era stato trasferito a Reggio Calabria. Anche qui, stando a quanto trapela, avrebbe causato diverse difficoltà agli agenti della penitenziaria.
Secondo gli indagati, infatti, non si sarebbe trattato di un pestaggio né sembra ci sia una sistematicità di azioni violente all'interno del carcere di San Pietro. Piuttosto, stando alla versione degli agenti indagati, il detenuto napoletano si sarebbe più volte rifiutato di rientrare in cella dopo l'ora d'aria e, quel giorno, sarebbe stato costretto con la forza dagli poliziotti penitenziari in servizio. L'inchiesta resta comunque aperta e potrebbe coinvolgere, nei prossimi giorni, altri agenti della penitenziaria oltre ai primi quattro che hanno ricevuto l'avviso di garanzia.