Medici ed infermieri positivi al Covid-19; colleghi entrati in contatto che (almeno per qualcuno) dovrebbero rimanere in quarantena ed invece sono in servizio regolarmente; disposizioni che si contraddicono e sovrappongono come in un puzzle i cui incastri non appaiono perfetti come la situazione consiglierebbe.

 

Succede tutto questo all'ospedale di Polistena, nella Piana di Gioia Tauro. Un nosocomio che deve fare i conti, oltre che con gli atavici problemi che si porta dietro, anche con un'emergenza dettata da 18 casi casi di Covid-19 riscontrati fra il personale. E la storia che avremmo voluto raccontarvi sarebbe stata quella di un lieto fine nel quale tutto viene risolto al meglio: dalla sanificazione dei locali alla sostituzione del personale a rischio.

 

Ma non tutto, purtroppo, è andato per il verso giusto. O almeno la situazione appare quanto meno ingarbugliata a tal punto da far sorgere un legittimo interrogativo: cosa sta accadendo? Se da un lato è vero che l’attività non si è mai fermata, perché mentre si procedeva alla sanificazione del pronto soccorso i pazienti sono stati assistiti in tenda, è anche vero che qualcosa, nella gestione del personale, non è andato proprio per il verso giusto.

 

 

Ma andiamo con ordine. Era il 25 ottobre scorso quando la notizia di nuovi casi positivi all’ospedale di Polistena ha fatto tremare l’intera struttura e soprattutto i tanti pazienti che si sono recati al nosocomio della Piana di Gioia Tauro. Il personale interessato, questa volta, era del pronto soccorso, 8 in tutto tra medici e infermieri.

 

Il giorno successivo, in ottemperanza alle disposizioni dell'Asp che invitava perentoriamente a disporre la quarantena per il personale del pronto soccorso, il direttore sanitario Giuseppe D’Ascoli ha comunicato ai direttori responsabili, coordinatori referenti e al direttore Bray, la sospensione delle ferie del personale tutto per 15 giorni, poiché quello operante al pronto soccorso era stato posto - appunto - in quarantena.

 

Fino a qui tutto nella norma, salvo l’arrivo di una nuova comunicazione (non firmata, questa volta, dal ds D’Ascoli) che, contraddicendo di fatto quella precedente, invitava tutto il personale medico e paramedico del pronto soccorso a rispettare il proprio turno di lavoro, rimarcando che sarebbe stata disposta la quarantena solo in presenza di sintomi e tampone positivo.

 

Ora, una tale disposizione, seppur discutibile in termini generali (sappiamo ormai tutti che non basta un singolo tampone a certificare la negatività in caso di contatto con persone positive) avrebbe comunque potuto avere una sua logica per medici ed infermieri, stante la direttiva ministeriale che - vista la crisi di personale - consente di porre in quarantena solo in presenza di sintomi e tampone positivo.

 

Tale logica diventa meno comprensibile nel momento in cui è proprio l'Asp di Reggio - alla luce di valutazioni proprie di chi ha vergato la nota - a disporre una quarantena per evitare il possibile rischio di contagi. Del resto, è ormai noto come il rischio di diventare positivi lo si corra anche a distanza di diversi giorni dal contatto con un positivo.

 

Sta di fatto che D’Ascoli, da noi contattato nella serata del 26 ottobre scorso, si è dichiarato all'oscuro di una seconda comunicazione che contraddicesse la sua. Ha chiesto anche del tempo per chiarire la vicenda e fornire una compiuta versione dei fatti. Il giorno dopo, tuttavia, non solo si è negato tanto al telefono quanto ai messaggi da noi inviati, ma ha anche taciuto di fronte alle nostre telecamere, mentre il sindaco dichiarava che l'ospedale aveva ricevuto personale extra e che tutti i reparti stavano funzionando correttamente.

 

Ed è qui che i conti non tornano. Perché, del personale richiamato, 5 tra medici e infermieri che (come da comunicazione Asp) dovevano essere in regime di quarantena hanno invece svolto servizio per due giorni di fila. La firma sui turni, fra l'altro, è proprio quella di D'Ascoli.

 

Adesso, lungi da noi fare allarmismo o ostacolare il lavoro prezioso che medici e tutto il personale sanitario sta svolgendo da mesi a rischio della propria vita, ma carte alla mano ci domandiamo una cosa piuttosto semplice: perché l'Asp manda il personale in quarantena, considerando l'aumentare dei contagi interni all'ospedale, quegli stessi medici ed infermieri vengono invece richiamati in servizio?

 

Il dottor D’Ascoli ci ha confermato di essersi battuto per ottenere medici extra e lasciare in quarantena il personale entrato in contatto. Ma, allora, cosa è andato storto? Vorremmo tanto saperlo dal direttore D'Ascoli. Anche perché i pazienti devono avere la priorità sempre. Anche se il rischio è dover chiudere dei reparti in attesa che il personale sia fuori pericolo. Per se stesso e per gli altri.