Due anni e tre commissari ad acta dopo l’inizio della pandemia, la Calabria è ancora sprovvista di un programma operativo utile al contenimento e al contrasto del covid. A confermarlo è il verbale dell’ultimo tavolo di verifica interministeriale che vigila sul piano di rientro sanitario calabrese. In un paio di righe è condensata la stroncatura, non l’unica.

Piano covid

L’ultimo faccia a faccia tra i tecnici ministeriali e la struttura commissariale calabrese si è avuto nel maggio scorso e a quella data la Regione non aveva ancora trasmesso il decreto di adozione del programma operativo con il quale si sarebbero dovute recepire le osservazioni e le integrazioni richieste da Roma.

PanFlu

Ma non è l’unica contestazione, in tema di programmazione, proveniente dai due ministeri. Anche il piano di contrasto alla pandemia influenzale è finita nella lunga serie di inadempienze poiché ritenuta incompleta. Nello specifico, si tratta del piano strategico operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale – il PanFlu 2021-2023 – che secondo i tecnici ministeriali risulta carente della mappatura dei servizi sanitari, una integrazione già richiesta in una fase di verifica preliminare lo scorso febbraio e non ancora pervenuta. «Tavolo e Comitato restano in attesa della documentazione richiesta e restano, altresì, in attesa di aggiornamenti sulle attività poste in attuazione del piano regionale» sentenziano lapidari.

Piano recupero liste attesa

Parzialmente bocciato anche il piano per il recupero delle liste d’attesa. Il documento richiesto dal ministero della Salute è finalizzato alla riprogrammazione di tutte quelle prestazioni non erogate nel corso della pandemia, durante la quale si è proceduto più volte alla sospensione delle attività assistenziali. Ebbene, all’esito delle verifiche la Calabria non si sarebbe attenuta alle linee guida ministeriali poiché non dispone di un sistema informativo unico regionale per la gestione ed il monitoraggio delle liste d'attesa.

I conti non tornano

Anziché inserire nella pianificazione i dati estratti dalle liste di attesa al primo gennaio 2022 ci si è basati sui differenziali tra le annualità 2019 e 2020. E anche questi dati non coincidono con quelli in possesso del ministero. A titolo d’esempio, la Regione stima un differenziale tra il 2019 e il 2020 di prestazioni ambulatoriali pari a -3.099.651, ovvero la differenza tra le visite eseguite nel 2019 e quelle eseguite nel 2020. Ma al ministero ne risultano molte di più: -3.484.645. Lo stesso gap si registra per i ricoveri chirurgici: la Calabria ne dichiara 9.462 in meno, a Roma ne mancano all’appello 15.626.

La verifica si conclude poi con un elenco di bocciature: «Il piano non è strutturato per fasi di intervento. Il recupero delle prestazioni individuate come prioritarie non è pianificato nella prima fase come richiesto. Il cronoprogramma inserito nel Piano è complessivo, senza distinzione tra le tre linee di intervento».