Il piccolo esemplare di Caretta caretta è stato avvistato a Messina da alcuni bagnanti in prossimità della battigia e consegnato per le cure del caso al Centro di Brancaleone
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La schiusa delle uova con la nascita delle piccole tartarughe marine che vanno in mare è uno degli spettacoli più emozionanti che la natura possa regalarci. Quest’anno i social sono letteralmente impazziti per le notizie di numerose schiuse di tartaruga marina avvenute sulle spiagge italiane.
La Calabria e la Sicilia hanno registrato il maggior numero di nidi, come ogni anno, ma molte nuove deposizioni sono state individuate anche in altre Regioni, e questa è una meravigliosa notizia perché significa che i Centri di Recupero e i ricercatori stanno facendo un ottimo lavoro di Tutela della specie Caretta caretta.
«Purtroppo, però - si legge in una nota del Centro tartarughe marine di Brancaleone - ci sembra che tutti questi sforzi svaniscano in un lampo quando ci ritroviamo davanti casi come quello che stiamo per raccontarvi.
Penny è un neonato di Caretta caretta, pesa solo 17 grammi per 6 cm di lunghezza. Nato a fine estate, probabilmente tra Calabria e Sicilia ionica, è stato avvistato a Messina da alcuni bagnanti in prossimità della battigia, in evidente difficoltà e incapace di riprendere il largo. Grazie alla tempestiva disponibilità della Capitaneria di Porto di Messina il piccolo è stato recuperato, preso in consegna dal nostro personale della Onlus “Blue Conservancy”, e ricoverato presso il Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone (Rc), per avviare il classico protocollo che normalmente si attua per i piccoli nati da poco e debilitati. Solitamente i neonati di tartaruga marina vengono ritrovati in difficoltà sulla battigia a causa di mareggiate o altre condizioni meteo-marine sfavorevoli, che rendono difficoltosa la loro “corsa” verso il largo. Così affrontano presso i Centri di Recupero un breve ricovero, per essere rifocillati e, una volta in forze, essere rilasciati nuovamente in mare. Ma non era questo il caso di Penny: le sue condizioni non erano riconducibili a quanto scritto sopra, poiché il suo minuscolo stomaco era pieno di plastica!
Dopo qualche giorno di ricovero in cui veniva monitorata, rifocillata e alimentata con cibo liofilizzato, l’amara sorpresa: nella sua vasca galleggiavano minuscoli frammenti di plastica colorata.
Ora dopo ora, continuava ad alimentarsi e a defecare questo materiale, fino ad un totale di 14 frammenti di plastica dura.
Il nostro Team si è dovuto, negli anni, tristemente abituare al ritrovamento di materiale plastico nello stomaco e intestino di tartarughe marine adulte, giovani e anche molto giovani, ma mai era ancora successo con esemplari così piccoli, e vedere con i propri occhi una tartaruga di pochissimi giorni di vita aver già ingerito tutta questa plastica è una cosa che ci ha segnati profondamente. La storia di Penny ha avuto, per fortuna, un lieto fine: in pochi giorni, dopo averle fatto espellere tutti i frammenti di plastica ingeriti e averla rimessa in forze, è stata rilasciata in mare dai nostri operatori.
Abbiamo salvato Penny, ma è ormai chiaro che l'inquinamento da plastica è tra i maggiori pericoli che stanno portando al declino la popolazione mondiale di tartarughe marine, e recenti studi dimostrano che i giovani appena nati sono i più colpiti.
La plastica che uccide
La plastica sta uccidendo il 40% delle giovani tartarughe marine, lo ha dimostrato una nuova ricerca scioccante. Secondo un recente studio i piccoli hanno una probabilità 4 volte maggiore di morire ingerendo materiale plastico rispetto ai loro genitori. Non solo perché hanno corpi più deboli, ma si nutrono anche in acque più vicine alla superficie, e queste aree hanno maggiori probabilità di essere contaminate da oggetti di plastica galleggianti di piccole e grandi dimensioni, che possono essere ingeriti e accumularsi nel tratto digerente o perforarlo. Lo studio, il primo del suo genere, è stato condotto dagli scienziati della “Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation” di Hobart, in Tasmania. I ricercatori hanno scoperto da 1 a 329 singoli pezzi di plastica ingeriti dalle tartarughe marine durante lo studio.
Secondo gli scienziati, bastano appena 14 pezzi di plastica perché la tartaruga abbia una probabilità di morire del 50%. Secondo lo studio il 54% dei piccoli dopo la nascita e il 23% dei giovani aveva mangiato plastica, rispetto al 16% degli adulti. Secondo un rapporto pubblicato dal governo britannico nel marzo 2018, la quantità di plastica negli oceani dovrebbe triplicare in soli dieci anni. L’inquinamento da plastica nel mare potrebbe essere di 150 milioni di tonnellate entro il 2025, il triplo dei 50 milioni di tonnellate stimati nel 2015. L’inquinamento da plastica rappresenta un pericolo per tantissime specie marine (quasi 700) , ma le tartarughe sono state tra i primi animali registrati ad aver ingerito detriti di plastica, e ciò accade in ogni regione del mondo e in tutte le sette specie di tartarughe marine esistenti. A livello globale, si stima che circa il 52% di tutte le tartarughe marine abbia ingerito detriti di plastica, ma i più recenti studi affermano che questa cifra è "quasi certamente una grossolana sottostima. Nonostante tutti i nostri sforzi per salvare Penny e le altre tartarughe, l’entità del problema è così grande che senza uno sforzo collettivo difficilmente si riuscirà a cambiare le sorti del nostro Pianeta».