A Rosarno, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi, i Carabinieri della locale Tenenza e della Stazione di San Ferdinando hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale agli arresti domiciliari nei confronti di Nasso Roman, 25enne, ritenuto responsabile, in concorso con 3 minori – la cui posizione è al vaglio della competente Autorità Giudiziaria - del reato di percosse, lesioni personali aggravate e porto ingiustificato di armi, con l'aggravante di aver commesso il fatto per finalità di discriminazione ed odio razziale, delitti tutti commessi ai danni di cittadini extracomunitari, gran parte dei quali di origine africana, domiciliati presso la tendopoli ministeriale di San Ferdinando, tra la fine del 2015 e gli inizi del 2016.

L’attività investigativa

Il provvedimento cautelare è giunto all'esito di un'articolata attività investigativa svolta dai Carabinieri sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, nel corso della quale è stato possibile far luce su decine di gravi episodi di violenza, perpetrata mediante reiterate percosse e lesioni personali anche gravi nei confronti dei predetti cittadini extracomunitari, ad opera di un gruppo di giovani di Rosarno, tra cui il Nasso e alcuni minori, per motivi esclusivamente razziali. Al tempo, tali eventi provocarono anche manifestazioni di protesta da parte delle vittime, culminate con la pacifica occupazione di un tratto stradale della 2^ zona industriale di Rosarno.

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Le aggressioni

In particolare, le indagini hanno consentito di riscontrare diversi episodi in cui gli indagati, dopo aver avvicinato gli extracomunitari mentre gli stessi erano a bordo di biciclette o a piedi, senza alcun motivo specifico se non quello dell'odio razziale, li avevano ripetutamente colpiti con bastoni in legno, catene e coltelli, cagionando loro gravissime lesioni al corpo ed al volto, tanto che, in più circostanze, i malcapitati sono stati costretti a rivolgersi ai locali presidi sanitari, ricevendo prognosi anche superiori ai 20 giorni.

 

L’arrestato, espletate le formalità di rito, è stato dunque tradotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, in attesa dell'interrogatorio di garanzia.