L'assemblea pitagorica ha deliberato: «Non si possono tollerare ulteriori pressioni sul patrimonio naturalistico che costituisce una delle ricchezze su cui fare leva per il rilancio economico della città»
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«Non si possono tollerare ulteriori pressioni sul patrimonio naturalistico che costituisce una delle ricchezze su cui fare leva per il rilancio economico della città». È quanto ha deliberato a maggioranza il Consiglio comunale di Crotone in opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima per il parco eolico offshore al largo della costa calabrese tra Crotone e Montepaone.
La richiesta della concessione che prevede la realizzazione e l'esercizio di un impianto eolico off-shore, di tipo "galleggiante" della durata di anni trenta, riguarda la superficie complessiva di 87.485.054 mq (di cui 87.058.537 mq oltre il limite delle acque territoriali e 426.517 mq entro il limite).
Il Consiglio, inoltre, ha dato atto che in fase di conferenza dei servizi istruttoria gli Uffici competenti rappresenteranno le criticità e l'impatto del progetto con le matrici ambientali, per valutare la compatibilità degli elementi progettuali che investono il territorio comunale con i principi dello sviluppo sostenibile, in sinergia completa con la tutela del territorio, con la vocazione turistica e la tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche e territoriali.
Nelle premesse della decisione, è stato anche rilevato «che l'area di passaggio del cavidotto ricade tra due Zone Speciali di Conservazione e ricade altresì in prossimità del Sic Colline di Crotone e dell'area marina protetta di Isola Capo Rizzuto. Inoltre le aree sottomarine interessate dal passaggio del cavidotto sono caratterizzate dall'habitat di importanza prioritaria praterie di Posidonia oceanica, ad alta biodiversità, che riveste grande importanza ecologica per la notevole produzione di ossigeno, per la produzione di biomassa e come salvaguardia della costa per il contributo alla fissazione dei fondali ed alla protezione delle spiagge dall'erosione».
È stato evidenziato «come la posa condotte e cavi sottomarini costituisca una delle minacce a questo habitat prioritario e la presenza di condotte e cavi sottomarini costituisce inibizione delle attività di pesca, già compromesse dalla presenza dei pozzi per la coltivazione di idrocarburi. Inoltre, per quanto l'installazione dell'impianto possa trattare lo specchio d'acqua richiesto in concessione, la parte interrata di cavidotto prevede scavi in aree vincolate, tutelate e di grande valenza naturalistica, costituendo una minaccia per gli habitat delle aree protette, nonché una forte pressione sul territorio costiero sottoposto a vincolo inibitorio».