Tra gli atti evidenziati dal Ministero anche l’approvazione in solitaria del piano triennale e la conseguente stabilizzazione di 17 precari. La guida affidata a Renato Carullo, considerato vicino al coordinatore regionale di Fi Francesco Cannizzaro
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Stabilizzazioni «illegittime», trasferimenti in massa, montagne di polemiche, incendi devastanti, richiami ufficiali: la (seconda) parantesi di Leo Autelitano alla presidenza del Parco nazionale d’Aspromonte si è chiusa mercoledì nel peggiore dei modi, con un decreto di 5 pagine a firma del Ministro dell’ambiente e della transizione ecologica Pichetto Fratin, che sancisce il commissariamento di sei mesi (prorogabili) per tutti gli organi direttivi, di nomina politica, dell’Ente.
Un colpo di spugna che cancella la contestatissima presidenza dell’ex sindaco di Bova e che azzera anche il Consiglio direttivo del Parco. Una fine più che annunciata arrivata con mesi di ritardo rispetto alle contestazioni dell’avvocatura dello Stato che, nero su bianco, avevano segnalato nel novembre scorso una serie di stabilizzazioni (17) relative al personale Lsu/Lpu, che potrebbero aprire la porta ad altrettante richieste di risarcimento da parte degli stessi lavoratori.
La decisione | Parco d’Aspromonte, il presidente Autelitano rimosso con decreto del ministro: nominato un commissario
Il braccio di ferro politico
È una storia ingarbugliata quella relativa all’ennesimo ente pubblico calabrese finito nelle mani di un commissario di nomina governativa. Una storia iniziata con la “fuga” di nove dirigenti del Parco all’indomani della nomina di Autelitano (fuga con il paracadute, visto che gli stessi dirigenti sono stati assorbiti da altre amministrazioni pubbliche), proseguita, in due tronconi, con le discutibili stabilizzazioni decise dall’ex presidente (e contestate dal direttore del Parco) e terminata dopo un braccio di ferro politico durato mesi tra Roma e Catanzaro con la nomina del nuovo commissario Renato Carullo.
Ex direttore generale all’Asp di Reggio nominato dall’ex presidente Agazio Loiero, Carullo fu detronizzato su disposizione del successore di Loiero, Peppe Scopelliti, e fu protagonista di una battaglia legale che tra sentenze, ricorsi e opposizioni si è trascinata per anni. Da tempo, dicono i rumors di palazzo, gravitante nell’orbita di Francesco Cannizzaro (parlamentare e plenipotenziario forzista a Reggio, già membro del consiglio direttivo del Parco e figlio di Pino Cannizzaro, per anni direttore facente funzioni dello stesso Ente) sulla nomina di Carullo si sarebbe messo di mezzo l’ala scopellitiana della destra reggina che invece aveva spuntato la casella di Giuseppe Bombino, professore universitario e per anni Presidente del Parco. Un braccio di ferro finito con la nomina dell’uomo di Cannizzaro che avrebbe trovato sponda anche nel Presidente Occhiuto.
Il decreto di commissariamento
Sono tre, nella sostanza, i rilievi che l’avvocatura dello Stato aveva mosso alla presidenza Autelitano e che sono stati ripresi nel decreto di commissariamento del ministro Fratin: la delibera (datata ottobre 2020) con cui il solo Autelitano (il Consiglio direttivo sarà nominato solo nell’aprile dell’anno successivo) approvava la programmazione triennale relativa al personale «con la quale, tra l’altro, è stata deliberata la stabilizzazione, per l’anno 2020, delle 17 unità di personale Lsu/Lpu, il cui iter di approvazione non si è concluso con la formale approvazione» del Ministero; quella del dicembre del 2021 (adottata dal Consiglio direttivo) per la rimodulazione dello stesso piano triennale di fabbisogno di personale e il cui «iter procedimentale risulta tuttora sospeso in considerazione che da parte dell’ente Parco non sono pervenute le integrazioni richieste dal ministero».
E infine «la grave criticità sotto il profilo organizzativo e gestionale dell’Ente riguardo alla concessione di nulla-osta per mobilità volontaria per 9 unità di personale su 20 dipendenti in organico, in regime di finanza invariata»: nella sostanza ad Autelitano viene contestato anche il fatto di non essersi opposto alle richieste di trasferimento da parte dei suoi ex impiegati (cosa che le norme gli avrebbero consentito per preservare la funzionalità dell’ente) e di averli sostituiti immettendo in ruolo personale precario senza avere la capacità finanziaria per farlo. Un pasticciaccio che di fatto ha paralizzato gli uffici del Parco, che si sono ritrovati, da un giorno all’altro, con tre soli dirigenti a fronte di un organico che ne prevede nove: «L’attività posta in essere dal Presidente e dal Consiglio direttivo - si legge nel decreto - non è sorretta dai necessari presupposti di legittimità a presidio del buon andamento dell’azione amministrativa» e che «la gestione possa in essere espone l’ente a eventuali future azioni risarcitorie da parte dei soggetti che hanno beneficiato dell’immissione in ruolo, con successiva eventuale responsabilità erariale a carico dell’ente».
Da parte sua, l’ex presidente contattato da LaC News24 preferisce non rilasciare dichiarazioni a caldo, rimandando le sue considerazioni a una conferenza stampa prevista per la settimana prossima. Finisce quindi con un rumorosissimo commissariamento la parentesi – quattro anni – al vertice del Parco d’Aspromonte (una delle meraviglie più luminose dell’intero territorio regionale) di Leo Autelitano. Una presidenza che verrà ricordata per le innumerevoli polemiche, interne ed esterne, per i pittoreschi piani di sviluppo turistico presentati da membri dell’ex consiglio direttivo (come dimenticarsi del progetto, poi fortunatamente bocciato in Regione, di una funivia che doveva svilupparsi lungo il corso dell’Amendolea tra Condufuri e Roccaforte del Greco) e per la peggiore stagione dei roghi che il parco ricordi, quando, nell’estate del 2021, si contarono 4 morti e oltre 7mila ettari di area protetta andati perduti per sempre.