Molinaro è un blogger molto noto sulla costa tirrenica cosentina. Qualche giorno fa si è trovato a soccorrere il sindaco di Longobardi Giacinto Mannarino. A LaC News24 ha raccontato la sua storia
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Eroe per caso in una data che sembra uscire da un almanacco della sfortuna anche per i più scettici: venerdì 17, ore 13 circa. Eppure è tutto tremendamente vero e c'è già chi grida al miracolo di Natale. Emanuele Molinaro, 34 anni, di Paola, una settimana fa ha strappato alla morte Giacinto Mannarino, 46 anni, sindaco di Longobardi. Poi si scopre che a sua volta il giovane blogger paolano, molto noto nella costa tirrenica cosentina, è stato salvato dieci anni fa da uno sconosciuto dopo aver accusato un malore. Il sindaco di Paola, Roberto Perrotta, gli conferisce un premio per l'alto senso civico dimostrato e il 34enne, ai microfoni di LaC News24, dice: «Lo dedico a mia madre». La donna è morta che il figlio aveva appena dieci anni. «Quando se n'è andata, ho vissuto a lungo con i miei nonni - afferma -. Mio nonno, in particolare, aveva bisogno di cure. È stato in quel periodo che ho capito che non bisogna mai girarsi dall'altra parte».
Il malore del sindaco
Per addentrarci in questa storia dobbiamo riavvolgiamo il nastro. È lo scorso 17 dicembre ed Emanuele sta rincasando per pranzo. Ma il destino ha per lui altri piani. In quel momento incrocia per strada l'ex consigliere regionale Graziano Di Natale e gli chiede di di andare a prendere un caffè insieme. L'avvocato accetta ma lo invita a seguirlo nella sua segreteria politica. Con loro ci sono altre persone, tra cui Giacinto Mannarino. Si discute tra vecchi amici e la mattinata sembra scorrere tranquilla. All'improvviso, però, il primo cittadino dice di sentirsi poco bene. È un attimo, nemmeno il tempo di rendersi conto. L'uomo crolla a terra.
Il salvataggio
Passa ancora qualche secondo e, da pallido che era, diventa paonazzo, respira a fatica. Emanuele capisce che non c'è un secondo da perdere. Distende Mannarino sul fianco sinistro, poi gli apre la mandibola e mette una mano un bocca per scongiurare il soffocamento. Ma durante la manovra resta ferito al dito indice sinistro. Mannarino, inconsapevolmente, lo ha morso. Il blogger comincia a perdere sangue, ha quasi un mancamento, ma sa che se ritirerà la mano, l'uomo che ha sotto di sé non ce la farà. «Saranno stati trenta secondi, ma terribili» - racconta. La sua lucidità viene premiata. Mannarino apre gli occhi, la crisi è passata, è ancora un po' stordito ma è vivo e viene adagiato su una poltrona in attesa dell'arrivo dei sanitari. Emanuele, nel frattempo, corre in bagno a disinfettarsi la profonda ferita, che continua a sanguinare. «Mannarino mi ha chiamato per ringraziarmi appena si è ripreso, ma non sono un eroe - dice -. Lo rifarei altre 1000 volte».
Il premio e l'appello alle istituzioni
Il sindaco di Paola ha deciso di omaggiarlo con una targa e una piccola, commovente cerimonia. Un riconoscimento che a Emanuele, a dirla tutta, ha creato persino imbarazzo. «Non sono un eroe - ha ribadito sui social -. I veri eroi, sono quelli arrivati a bordo di un'ambulanza. A loro, a tutto il personale sanitario, ai volontari, la mia gratitudine per quanto stanno facendo nella pandemia, volando, un po' come Superman da un punto all'altro del nostro territorio, per salvare vite umane». Poi elargisce parole di gratitudine e lancia un messaggio alle istituzioni: «Occorre impartire ai giovani nozioni di primo soccorso. Quanto accadutomi potrebbe avvenire a chiunque ed è importante essere pronti in un momento di front office con chi sta accusando un malore, mentre si attendono gli uomini del 118».
Quella volta che toccò a lui
Non è falsa modestia la sua. Il 34enne, piuttosto, è convinto di aver pareggiato i conti col destino. «Circa dieci anni fa - racconta - fui io ad essere salvato. Mi trovavo a Lamezia, nella hall di un albergo, all'improvviso mi sono sentito male e ho perso i sensi». Il giovane blogger è nato con una sindrome cardiaca che da piccolo lo ha costretto a controlli serrati. «Mi sono svegliato pochi minuti dopo, ero su un'ambulanza. Mi hanno detto che un uomo mi ha salvato la vita. Senza il suo aiuto oggi forse non sarei qui». Di quell'uomo non conosce neppure il nome, ma a lui deve tutto.
Il ricordo della madre
«Spero che mia madre sia orgogliosa di me». Se esiste un'altra dimensione dove le anime sono ancora vive, su questo non ci sono ci sono dubbi. «L'ho persa che ero un bambino. Quella sì che è una ferita che non si rimargina». Angela, così si chiamava sua madre, faceva l'insegnante e non c'è un solo giorno che Emanuele non pensi a lei. Un dolore così grande o lo affronti a muso duro o ti inghiotte. «È stata dura, per me, per mia sorella, per mio padre e per tutti quelli che le hanno voluto bene». Ma quando il dolore si trasforma in amore, allora non l'hai sprecato. «Stare con i miei nonni dopo la sua morte mi ha aiutato tanto. Mio nonno aveva qualche problema di salute ed è stato allora che ho imparato che non si rimane indifferenti di fronte al dolore». Quel macigno che gli ha scavato l'anima, oggi l'ha fatto diventare un eroe, di quelli veri, altroché, proprio a una manciata di giorni da Natale. Ah, anche suo nonno poi se n'è andato. Ma Emanuele, per fortuna, non ha mai smesso di amare.