VIDEO | Viaggio nella città di Palmi tra quello che poteva essere e che non è mai diventata. Una montagna di soldi in fumo e diverse le incompiute
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Ci sono storie che abbiamo l’obbligo di raccontare per mettere amministratori e politici davanti alle loro responsabilità. Palmi è uno di questi casi, una città sospesa tra quello che poteva essere e che non è mai diventata: il comune è sull’orlo del dissesto finanziario, ma se si guarda indietro ci si rende conto della montagna di soldi pubblici sperperati negli ultimi 30 anni per progettazioni che non hanno mai visto la luce, incompiute storiche; e ancora finanziamenti persi per insipienza o dilapidati per opere inservibili.
Il caso dell’ex palazzetto dello sport è emblematico. La progettazione è dell’inizio degli anni 70 del secolo scorso. I lavori bloccati nel 1980 e ripartiti solo nel 2015. Tre milioni di euro per avere, dopo più di 40 anni, solo un cartello di lavori in corso.
Villa Repaci, invece, è uno dei luoghi più suggestivi della città, ma la strada per raggiungerla è abbastanza impervia: l’ente aveva ottenuto un finanziamento di 400mila euro per il suo rifacimento e puntare così, dopo molti anni, alla valorizzazione della villa che il famoso scrittore palmese aveva lasciato alla città. Soldi andati persi, così come presto andranno in fumo anche quelli del Piano di recupero urbano del quartiere Pille: del finanziamento di 5 milioni ne restano la metà: con quelli spesi però non si è fatto poco o niente, ma in compenso si è liquidata una parcella di un milione e 300mila euro al progettista.
Altri 80 milioni di vecchie lire, invece, sono state pagate a un altro professionista negli anni ’80 per progettare il nuovo mercato coperto cittadino. Il progetto giace, però, nei cassetti di qualche scrivania in comune perché si è deciso di non demolire il vecchio campo sportivo, per l’opposizione di un centinaio di tifosi della squadra di calcio. Sono stati demoliti Wembley e il Maracanà, ma il “glorioso” Lopresti no.
E cosa dire del Museo del pescatore di Tonnara di Palmi opera da 500mila euro e che, aldilà della sua reale utilità, non è mai stato aperto per problemi tecnici.
Per non parlare delle due sentenze che hanno condannato l’ente al pagamento di circa 7 milioni di euro per due espropri fatti male negli anni ’90. Su uno dei terreni espropriati è sorto un campo da rugby, ma in città non c’è più una squadra e quindi si è speso più o meno 8 milioni di euro per una struttura utilizzata pochissimo. Sull’altro terreno, invece, (un milione di euro di spesa) resta solo lo scheletro di quello che doveva essere un centro socioculturale.