Il progetto del nuovo ospedale della Sibaritide, che dovrebbe essere completato entro il 2026, rappresenta da anni una delle principali promesse per il rilancio della sanità nella Sibaritide. Tuttavia, a quasi due anni dal termine previsto per la consegna, il percorso verso la realizzazione dell'opera è ancora segnato da incertezze, ritardi e dubbi.
Questo contesto, già complesso, è ulteriormente appesantito dalle decisioni prese nelle ultime settimane riguardo alla gestione degli attuali presidi ospedalieri di Corigliano e Rossano. Franco Pacenza, della direzione regionale del Pd,  e già delegato alla sanità della Regione Calabria, ha espresso forti perplessità riguardo all'attuazione di un piano che mira a caratterizzare i presidi ospedalieri di Corigliano e Rossano secondo il sistema delle cosiddette "aree calde" e "aree fredde".
Secondo Pacenza, l'implementazione di questa impostazione risale a una programmazione del 2016 e non trova oggi una giustificazione reale, visto l'avanzamento del progetto del nuovo ospedale. «Ho visto che qualcuno si è avventurato a dire che questa decisione la vuole la Regione, citando anche decreti o numeri specifici», afferma Pacenza, riferendosi alla discussione su come destinare i presidi di Corigliano e Rossano a specifiche funzioni sanitarie.
Secondo l'esponente PD, non c'è un atto formale che giustifichi tali mosse, e queste decisioni rischiano solo di creare confusione: «Si è concordemente deciso di spingere tutte le energie e accelerare il completamento del nuovo ospedale, non si capisce perché adesso bisogna rimescolare le carte e disorientare l'opinione pubblica».
Pacenza sottolinea che il progetto del nuovo ospedale è stato condiviso con l'azienda sanitaria e con il territorio fin dall'inizio, e che i recenti cambiamenti in corso sembrano privi di una logica coerente. «Oggi si annuncia che il nuovo ospedale sarà pronto entro il 2026, quindi non si capisce perché si stiano modificando gli assetti attuali dei presidi ospedalieri locali, con il rischio di sprechi di risorse e di tempo», aggiunge. Spostare unità operative, secondo Pacenza, comporterebbe non solo una riorganizzazione interna, ma anche l'installazione di nuove tecnologie e la ristrutturazione degli spazi, con costi non indifferenti.

Un progetto travagliato

La realizzazione del nuovo ospedale è stata fin dall'inizio segnata da vicissitudini burocratiche e problemi di autorizzazione. «Questa storia la conosco bene», dichiara Pacenza, facendo riferimento alle diverse problematiche che hanno ostacolato l'avanzamento del progetto, dal concessionario coinvolto alle lunghe attese per le autorizzazioni. Tuttavia, secondo l'ex delegato alla sanità, ci sarebbero oggi tutte le condizioni per completare l'opera nei tempi previsti. «Certo, un grande progetto come questo va incontro a rischi, ma adesso è il momento di concentrarsi sul suo completamento e non di deviare l'attenzione su altri piani secondari», prosegue Pacenza. Lancia inoltre un messaggio chiaro all'ASP e agli altri enti coinvolti: «L’ASP dovrebbe concentrare le sue energie sulla preparazione per la gestione del nuovo ospedale, predisponendo un'unità di sviluppo che si occupi del personale e della transizione tra i presidi esistenti e il nuovo. Non si può pensare che un grande ospedale parta con un semplice clic».

Una prospettiva regionale incerta

Pacenza esprime preoccupazione anche per il rischio che il nuovo ospedale possa trasformarsi in una "cattedrale nel deserto", una struttura all'avanguardia ma priva di personale qualificato e di servizi adeguati per la popolazione locale. Per evitare questo scenario, secondo Pacenza, è fondamentale che la programmazione sanitaria sia all'altezza delle sfide. «Non mi interessano i proclami o i marciapiedi, mi interessano gli atti concreti. Ad oggi ci sono gli atti per un orizzonte certo, ma serve maggiore attenzione su questo obiettivo e meno distrazioni», conclude. Pacenza non risparmia critiche neanche verso la gestione della conferenza dei sindaci, definendola uno strumento che andrebbe riformato per renderla più efficace nelle decisioni strategiche.
«I comuni, pur non avendo competenze formali sulla sanità, dovrebbero essere più presenti e propositivi in questo processo, dato che il nuovo ospedale rappresenta l'investimento più significativo degli ultimi trent'anni nell'area», afferma, riferendosi anche alle infrastrutture che dovranno supportare il nuovo ospedale, come la viabilità e i sistemi di depurazione. Le parole di Pacenza si inseriscono in un quadro più ampio di difficoltà nella gestione sanitaria regionale, con problemi che vanno oltre il singolo progetto ospedaliero. L'ex delegato evidenzia la frammentazione della governance, con commissari straordinari che si occupano di settori chiave come l'ambiente e la depurazione, creando una situazione di emergenza permanente. «Non c'è una competenza ordinaria: ogni problema viene affidato a un commissario, e questo non favorisce una gestione efficiente e di lungo termine», critica.
Il rappresentante del Pd invita le autorità a concentrarsi sull'obiettivo principale: completare il nuovo ospedale della Sibaritide entro i tempi stabiliti, evitando di disperdere energie e risorse in progetti collaterali che rischiano di generare solo confusione. «L'ospedale deve diventare una realtà funzionante, non un’altra promessa incompiuta», è il messaggio finale di Pacenza, che auspica una maggiore coesione tra le istituzioni locali per affrontare al meglio questa sfida cruciale per il futuro della sanità calabrese.