Le ragioni del cuore e i duri precetti di legge. Il calore dell’amore e le gelide parole di un tribunale. È un dramma senza tempo e forse senza uscita quello che si sta consumando in queste ore a Pizzo, nel Vibonese, dove la città è allibita dopo aver appreso della decisione del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, che ha stabilito il trasferimento di Francesco Dai, un bambino di origine cinese di 9 anni, in una struttura di accoglienza per orfani.

 

Abbandonato in tenera età dalla madre, che da molto tempo si è trasferita a Prato, il bambino ha sempre vissuto da solo con il padre, Dai Shaoheng, un venditore ambulante di giocattoli, che aveva la sua bancarella sul corso principale della cittadina. Il 22 aprile scorso, però, il genitore è deceduto a causa di un infarto mentre era in casa, di notte, con il figlio.

 

A causa delle condizioni di vita molto umili e delle difficoltà economiche, il bambino negli anni è stato letteralmente adottato dai residenti del centro storico, potendo così contare su un supporto totale, offerto in particolare da due famiglie pizzitane, che si sono prese cura di lui sin da piccolissimo, accompagnandolo nella crescita e nel percorso di studi, ospitandolo anche a casa propria in determinati frangenti, come ad esempio durante i malanni tipici dell’età infantile.

 

 

Insomma, Francesco, che parla solo italiano, a Pizzo è a casa sua, perfettamente integrato nella comunità che sino a oggi lo ha accudito amorevolmente, sempre in pieno accordo con il padre al quale il bambino era comunque legatissimo.

 

Già dai minuti immediatamente successivi alla tragedia che si è consumata alla fine di aprile, il ragazzino è stato protetto e consolato dalle sue “mamme adottive” e affidato in via temporanea al sindaco della città, Gianluca Callipo, che si rese subito disponibile ad assumersi la responsabilità legale proprio per evitare che il bambino venisse portato in una struttura di accoglienza per minori, subendo così, dopo la morte del padre, anche il trauma dello sradicamento dalla sua quotidianità.

 

Ora, però, le cose potrebbero cambiare. Sul futuro di Francesco pesa il decreto emesso dal Tribunale dei minorenni di Catanzaro, che revoca l’affidamento al primo cittadino e dispone il trasferimento del bambino in una struttura di accoglienza individuata dall’Asp di Vibo valentia. Contestualmente, il giudice ha sospeso la responsabilità genitoriale della madre, Ni Yaqui, alla quale viene imputato l’abbandono del figlio.

 

Il piccolo Dai ha un fratello maggiorenne, che vive anch’egli al nord Italia e che raggiunse Pizzo per partecipare ai funerali del padre. A quanto pare, però, non intende occuparsi del fratellino, tanto che il Tribunale, in assenza di parenti disposti a prendersi cura di lui, ha optato per una struttura di accoglienza, fissando al 17 luglio l’udienza nel corso della quale potrebbe essere dichiarata l’adottabilità, che scatterebbe qualora la madre - che nel frattempo verrà cercata dalla polizia giudiziaria di Prato - non dovesse presentarsi davanti al giudice.

 

Poco meno di un mese, dunque, che però Francesco sarà costretto a passare in un istituto o in una casa famiglia. Una decisione incomprensibile per la comunità pizzitana, che si sta mobilitando e questa sera, alle 19, scenderà in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda e per chiedere al giudice di consentire al bambino di restare a Pizzo.

 

Sulla spinosa questione si è espresso anche il parroco del duomo di San Giorgio, don Pasquale Rosano. «Il mio particolare pensiero in questo momento - ha detto il sacerdote - va al piccolo, caro Francesco che ha trovato in alcune famiglie di Pizzo un grande amore. Possa in questo caso il buon senso prevalere su tutto e tutti, affinché possa continuare a godere del grande affetto che ha trovato. Questo bambino ha già sofferto tanto, non venga ora privato del più prezioso diritto quale è quello di essere veramente amato».

Enrico De Girolamo


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