“Sette note”, lo stratagemma del pannolino per sviare i cani antidroga

La Procura di Cosenza ribadisce la preoccupante entità del fenomeno di consumo e dello spaccio di stupefacenti. Spagnuolo: «Certamente non sarà l'ultima operazione»

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di Redazione
19 ottobre 2018
21:09

«Non sarà l’ultima operazione antidroga di cui vi parleremo». Chiaro il messaggio del procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo. E’ in corso una decisa offensiva della magistratura e delle forze dell’ordine per contrastare l’assunzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel capoluogo bruzio il fenomeno ha assunto proporzioni di notevole entità. Una vera e propria piaga in rapida espansione che alimenta anche un tessuto di microcriminalità fatto di scippi, piccole rapine, estorsioni consumate anche a danno dei familiari da parte di tossicodipendenti in cerca di soldi per acquistare una dose. Come nel caso della mamma arrivata a denunciare le vessazioni subite ed i continui debiti contratti dal figlio per procurarsi la cocaina.

Il rione San Vito nucleo della piazza di spaccio

L’operazione Sette note condotta dalla polizia di stato e coordinata dalla Procura, ha disarticolato una piazza di spaccio radicata in particolare nel rione San Vito, costantemente attenzionato dalle forze dell’ordine, anche per la presenza di numerosi pregiudicati con precedenti specifici. Gli indagati erano ben coscienti di essere monitorati per questo utilizzavano nelle conversazioni telefoniche un linguaggio criptato, adottando termini tipo panino o tartufo al posto di cocaina e marijuana. Dalle indagini e dalle intercettazioni ambientali e telefoniche emerge anche un curioso stratagemma utilizzato per aggirare le perquisizioni domiciliari a cui erano periodicamente sottoposti.


L’esito negativo della perquisizione

Durante i controlli predisposti dagli agenti della questura nell’ambito dell’operazione focus ‘ndrangheta una delle persone arrestate, nello scorso mese di gennaio, riesce ad occultare lo stupefacente ai cani molecolari, gettando un pannolino contenente il sangue mestruale della loro cagnetta in prossimità del nascondiglio. In una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti, spiega che in questo modo si riesce a camuffarne l’odore e a disorientare il cane antidroga. La perquisizione darà infatti esito negativo nonostante la presenza di cocaina e marijuana nell’abitazione.

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