L'estorsione di baby Tegano al pentito Gennaro: «Tu lo sai che mio padre ti voleva bene»

OPERAZIONE GALASSIA | Nel fermo, la Dda di Reggio delinea il ruolo del rampollo della cosca di Archi che per conto della 'ndrina avrebbe estorto del denaro al collaboratore di giustizia. Dei trentamila euro richiesti ne avrebbe ricevuti solo dieci. Ed è per questo che avrebbe piazzato due bombe ai suoi locali

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di Angela  Panzera
14 novembre 2018
17:09

Tra i fermati del filone reggino dell’operazione “Galassia” c’è Domenico Tegano, 25enne reggino. È un personaggio centrale nel filone reggino della maxi-inchiesta svolta insieme alle Procure di Catania e Bari, che ha svelato gli interessi delle mafie nelle scommesse online. Il giovane Tegano è figlio del boss Pasquale Tegano. Per i pm antimafia Sara Amerio e Stefano Musolino sarebbe uno delle nuove leve dell’omonima cosca di Archi la cui «personalità- scrivono i pm- è emersa in termini allarmanti». Il riferimento è all’inchiesta “Eracle”, condotta proprio contro l’omonimo cosca, in cui la Dda aveva monitorato le attività criminali della ‘ndrina mel settore della movida cittadina. Tegano junior avrebbe goduto negli anni di un «sistema di tutela della sua persona e dell’immagine, insita nell’autorevolezza criminale, emersa in relazione alla rissa presso il lido Mahè, insieme all’aggressività violenta e sprezzante, mostrata in quella occasione dal Tegano, nei confronti del personale della Polizia di Stato intervenuto(…) l’esuberanza criminale di Domenico Tegano, continuano i pm Amerio e Musolino nel decreto di fermo, ha trovato eclatante estrinsecazione del suo ruolo di dirigente dell’omonima cosca e delle inquietanti modalità intimidatorie che ne hanno caratterizzato la sua interpretazione, nelle dinamiche estorsive perpetrate a danno di Mario Gennaro».

Anche il pentito vittima del pizzo

La ‘ndrangheta non risparmia nessuno. Le regole sono regole e tutti devono osservarle. A Malta infatti, il collaboratore di giustizia avrebbe subito le richieste estorsive mentre a Reggio ben due attentati dinamitardi ai danni delle attività commerciali a lui riconducibili. Domenico Tegano, affermando di agire anche con il benestare dello zio Franco Polimeni, avrebbe chiesto a Mario Gennaro ben 30 mila euro per le “esigenze economiche” del padre ossia il boss Pasquale Tegano, detenuto in regime di carcere duro. Questa era «una pretesa non declinabile, né riducibile».


 

E anche se Gennaro apparteneva allo stesso gruppo mafioso la richiesta di soldi sarebbe una estorsione in piena regola e non nutre la ragione di “solidarietà criminale” perché lo stesso Gennaro apparteneva ad una distinta catena di comando, al cui vertice c’era Franco Benestare. Un’altra ala della cosca che in passato si era contrapposta ai vertici del casato, rappresentati dai fratelli Pasquale e Giovanni, dopo l’eliminazione di Paolo Schimizzi, il cui corpo non verrà mai trovato e per cui si paventa l’ipotesi della “lupara bianca”. Gennaro dopo il primo “abboccamento” reggino, aveva tentato di eludere gli incontri ricercati dal Tegano che si era, presumibilmente, recato già in precedenza a Malta per questo scopo, e quindi si è visto costretto a dargli diecimila dei trenta mila richiesti. «Ma il giovane rampollo del casato di ‘ndrangheta- è riportato sempre nel decreto di fermo- non si era considerato soddisfatto ed aveva reagito attraverso l’esplosione di un ordigno, che aveva distrutto una sala BetUniq al centro cittadino il 4 marzo del 2015» e poi il 15 maggio  seguente avrebbe fatto collocare un altro ordigno, successivamente non esploso, presso un’altra sala BetUniq, a Gallico, nella titolarità del cognato di Mario Gennaro.

«Le bombe me le ha fatte mettere lui» 

Il 21 ottobre del 2015  Gennaro ha riscostruito le estorsioni perpetrate, secondo l’accusa da Domenico Tegano. «Le bombe le ha fatte mettere a me Domenico Tegano, il figlio di Pasquale Tegano- dice con certezza il collaboratore-  perché mi chiedeva i soldi… non che gli toccavano, in modo amichevole mi ha chiesto dei soldi, la prima volta, questo è successo un paio di anni fa prima che mi mettessero, allora la data non la ricordo precisa, prima che mi mettessero la bomba nel portone di casa, prima. Lui mi ha incontrato da Sottozero, io mi stavo prendendo un gelato, ok? Mi stavo prendendo un gelato quindi sarà stato... era estate, perché io solo in estate venivo a farmi quel mese di vacanza,.....mi incontra da questo Sottozero e mi dice:” Senti io avrei bisogno dei soldi, qua e là, devo fare un'attività mi servono 20 mila euro” e io gli faccio: “Giusto giusto da me vieni?”». Tegano allora gli avrebbe risposto «sai a me non mi aiuta nessuno», una frase che Gennaro non esita ad appellare come  «i soliti cosi piangimenti della 'ndrangheta». Il collaboratore, però, si dilegua senza dare soldi.



A distanza di sette mesi Tegano lo va a trovare a Malta, la sua segretaria gli comunica la presenza in ufficio. «Minchia e che vuole questo qua?», ha riferito di aver pensato. Gennaro però non lo riceve e riesce a capire tramite i social network che Tegano lascerà l’isola il giorno dopo. Per non destare sospetti fissa un appuntamento pur essendo consapevole che in quel determinato orario Tegano sarà seduto sull’aereo di rientro. «Me lo sono pulito elegantemente, a lui non gli è calata ‘sta cosa però, passa un altro po’ di tempo e si presenta nel nuovo ufficio», ha riferito. Ma il giovane questa volta non si fa annunciare e Gennaro è costretto ad incontralo. Ed ecco che Tegano junior sfodera la carta della famiglia. «Tu lo sai mio padre ti voleva bene una volta», avrebbe detto a Gennaro il quale però riferisce così ai pm: «Suo padre? Forse l'ho visto una volta e se tutto bene nel '90 quindi 25 anni fa(…) ad un certo punto mi fa: “comunque, ti volevo dire una cosa praticamente ho parlato con mio zio Franco Polimeni, mi ha mandato qua dice che ci servono 30 mila euro».Gennaro capisce che adesso non può più dire di no e va in banca e preleva 10 mila euro, somma che gli avrebbe consegnato. Tegano però, gli avrebbe chiesto anche l’assunzione del proprio fratello. Richiesta respinta con questa motivazione: «ma secondo te, posso assumere mai a tuo fratello? Che vuoi che mi arrestano?». Sarebbe passato un mese da questo incontro e una bomba ha distrutto una sala scommesse in pieno centro a Reggio Calabria. Gennaro però, non se ne cura ormai aveva spostato i suoi interessi economici all’estero. Quando però, una seconda bomba viene piazzata all’attività commerciale di suo cognato inizia a insospettirsi e chiede conferme negli ambienti mafiosi. Conferme arrivate, per la Dda, in modo puntuale e preciso.

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