Operaio morto sul lavoro: Pippo Callipo rinviato a giudizio

Il gup del Tribunale di Vibo proscioglie invece Moreno Ceravolo. L’incidente è avvenuto il 3 dicembre 2015 in un locale della Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa

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di G. B.
29 maggio 2018
15:39
Il Tribunale di Vibo
Il Tribunale di Vibo

Omicidio colposo. Questo il reato per il quale il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha rinviato a giudizio Pippo Callipo, 72 anni, di Pizzo Calabro, amministratore unico della società della “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa”. Non luogo a procedere, invece, per Moreno Ceravolo, 60 anni, pure lui di Pizzo. Il rinvio a giudizio nei confronti di Pippo Callipo è stato deciso dal giudice per la morte di  Antonio Gaglioti, l’operaio 49enne di Pizzo Calabro deceduto all’ospedale “Pugliese” di Catanzaro dopo dieci giorni di coma a causa di un incidente sul lavoro avvenuto il 3 dicembre 2015 in un locale della “Giacinto Callipo Conserve Alimentari spa”, azienda specializzata nella lavorazione del tonno sita nel territorio comunale di Maierato.

Le indagini

Il 6 dicembre scorso per le medesime accuse ha invece patteggiato una condanna a 10 mesi (pena sospesa e non menzione) Ivan Ieracitano, 58 anni, nativo di Pizzo e residente a Filadelfia – responsabile del servizio prevenzione e sicurezza dell’azienda Callipo. Sempre in tale data, il gup aveva pronunciato un’ordinanza istruttoria per Moreno Ceravolo, al fine di accertare se rivestisse formalmente o di fatto le funzioni di preposto alla sicurezza nell’azienda Callipo. All’esito del completamento delle indagini, è quindi oggi arrivato il “non luogo a procedere” per Moreno Ceravolo, così come richiesto dall’avvocato Sandro D’Agostino. Per Pippo Callipo, invece, difeso dall’avvocato Marcello Colloca, il giudice ha deciso per il rinvio a giudizio.


 

L’accusa contesta “negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza della specifica normativa antinfortunistica” nel reato di omicidio colposo che ha poi portato alla morte dell’operaio di Antonino Gaglioti, deceduto mentre stava sostituendo i vetri sopra il capannone dello stabilimento dell’azienda Callipo, precipitando da un’altezza di circa cinque metri (in assenza, secondo i carabinieri, delle cinture di sicurezza e di adeguati sistemi di protezione), riportando molteplici e gravissime lesioni. Per Callipo anche la contestazione (ricompresa nell'ipotesi di reato di omicidio colposo) di non aver fornito a Gaglioti “i necessari ed idonei dispositivi di protezione individuali”. 

G.B.

 

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Giornalista
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