«Il processo a carico dei presunti assassini di Matteo Vinci, (ucciso con un'autobomba il 9 aprile dello scorso anno a Limbadi), apertosi ieri dinanzi la Corte di Assise di Catanzaro, ripropone l’annosa questione della costituzione di parte civile da parte degli enti locali, Regione Calabria e Comune di Limbadi in primis».  A parlare è il presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova che, nel sottolineare la presenza «nell’aula della Corte di Assise del Comune di Limbadi pronto a costituirsi parte civile», punta il dito contro la Regione, giudicandone l’assenza «molto pesante e destinata ad alimentare nuovamente le polemiche che già si erano accese all’indomani dell’udienza preliminare».

«Oggi, come allora – dice Bova - ribadisco la mia indignazione per questa grave omissione da parte della giunta regionale. Stavolta, però, non mi fermerò alla richiesta di chiarimenti “verbali“ perché il processo per l’omicidio Vinci, anche per il notevole risalto mediatico nazionale a cui è assurto,  impone una risposta concreta, di immagine e di sostanza, da parte della Regione, risposta che dovrà essere inoltrata con le forme e attraverso i canali Istituzionali, perché nulla dovrà o potrà essere sottovaluto. Cosi come dovranno essere individuate e “personalizzate” le responsabilità di una così grave omissione».

 

Per Bova, infatti, solo di omissione si può parlare, non di certo, come scusa di «mancata notifica  del rinvio a giudizio non essendo stata, la Regione Calabria, individuata dalla Procura nell’elenco delle persone offese. Sarebbe una risposta – sottolinea Bova - che denoterebbe una gravissima ed insanabile forma di incompetenza, anche se sarebbe più giusto parlare di sconoscenza delle più elementari regole di procedura penale».

E conclude: «Mi auguro che questa volta il presidente Oliverio riservi attenzione alle mie sollecitazioni, anche perché il rinvio dell’udienza consente adesso alla Regione Calabria di riparare al proprio errore costituendosi parte civile alla prossima udienza».