La Corte, presieduta dal presidente Fabrizio Cosentino, ha accolto le richieste della difesa, dopo l'annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione. Disposta la trasmissione degli atti in procura per Mario Mignolo, fratello del principale imputato
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La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, ha assolto Domenico Mignolo dall’accusa di omicidio volontario e Leonardo Bevilacqua dal reato di favoreggiamento, in relazione al delitto di Antonio Taranto, avvenuto nel 2015 nel quartiere popolare di via Popilia. Il presidente della Corte, Fabrizio Cosentino (giudice a latere Domenico Commodaro), inoltre, ha disposto la trasmissione degli atti in procura per Mario Mignolo, fratello del principale imputato. La procura generale, attraverso il pg Raffaella Sforza, aveva invocato la condanna a 16 anni di reclusione.
La sentenza d’appello bis, dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione, doveva chiarire i dubbi circa la perizia balistica che, visto l’esito, ha portato la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, a ritenere Domenico Mignolo estraneo ai fatti contestati. Nel primo giudizio d’appello infatti l’imputato, condannato in via definitiva per associazione mafiosa e narcotraffico, nell’ambito del processo “Nuova Famiglia“, quello relativo al clan “Rango-zingari” di Cosenza, era stato punito a 16 anni di carcere. Poi il provvedimento degli ermellini aveva iniziato a far scricchiolare il castello accusatorio. Oggi, dunque, il verdetto.
Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Andrea Sarro e Filippo Cinnante, legali di fiducia di Domenico Mignolo, l’avvocato Rossana Cribari, difensore di Leonardo Bevilacqua, mentre le parti civili costituite, in rappresentanza dei familiari di Antonio Taranto, sono assistite dai penalisti Mariarosa Bugliari, Angela D’Elia e Francesco Tomeo.