Sono in totale dieci gli indagati dell’inchiesta dei carabinieri (Ros e Nucleo Investigativo di Vibo), coordinata dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci e dal procuratore Nicola Gratteri, che ha portato all’arresto di Salvatore Lo Bianco, 49 anni, detto “U Gniccu” (già in carcere per Rinascita-Scott), e di Rosario Lo Bianco, 52 anni, di Vibo Valentia. E sarebbero saliti a 16 se sei persone non fossero nel frattempo decedute: Carmelo Lo Bianco detto “Piccinni” (cl. 32), il cugino omonimo Carmelo Lo Bianco (cl. ’45), alias “Sicarro”, Nicola Lo Bianco (cl. ’72, figlio di “Sicarro”), Vincenzo Lo Bianco, Antonio Grillo, detto “Totò Mazzeo”, Antonino Lo Bianco, quest’ultimo padre di Leoluca Lo Bianco (cl. ’68) ucciso l’1 febbraio 1992.

Le sei persone decedute, unitamente a Paolino Lo Bianco, 58 anni (figlio di “Piccinni”), Domenico Lo Bianco (cl. ’42), Michele Lo Bianco, 73 anni, detto “U Cicciu” (fratello di “Sicarro”), Leoluca Lo Bianco, 62 anni, detto “U Rozzu” (nipote dei due Carmelo Lo Bianco), Filippo Catania, 70 anni (cognato di “Piccinni”), Vincenzo Barba, 69 anni, detto “U Musichiere”, Antonino Franzè, 66 anni, tutti di Vibo Valentia, sono ritenute i mandanti dell’omicidio dell’imprenditore e geologo Filippo Piccione, in quanto ritenevano quest’ultimo coinvolto nell’omicidio di Leoluca Lo Bianco (cl. ’68) avvenuto l’1 febbraio 1992 in contrada Nasari a Vibo.

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