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Non è stato convalidato dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Lorenzo Barracco, il fermo di indiziato di delitto disposto dalla locale Procura nei confronti di Alessandro Ciancio, 23 anni, di Acquaro, accusato dell’omicidio volontario di Rosario Mazza, 22 anni, e del tentato omicidio del fratello Simone, 18 anni ancora da compiere.
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Il giudice, però, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Alessandro Ciancio, attesa la gravità dei fatti e la sussistenza dei presupposti giuridici che giustificano tale misura. Il fermo non è stato convalidato, in accoglimento delle argomentazioni sostenute dall’avvocato Giovanni Vecchio – che insieme all’avvocato Bruno Ganino assiste Ciancio -, mancando il pericolo di fuga (Ciancio si è costituito ai carabinieri attraverso l’avvocato Bruno Ganino) ed avendo il giovane reso ampia confessione sulla sparatoria ammettendo le proprie responsabilità.
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Si cerca ancora l’arma del delitto, una pistola calibro 6,35, che Alessandro Ciancio ha buttato via dopo la sparatoria di giovedì sera. Il giovane, dinanzi al gip, ha raccontato i cattivi rapporti e gli attriti con i fratelli Mazza. Insulti, vessazioni e presunti soprusi ai quali Ciancio – che ha riferito agli inquirenti pure dell’ultima lite giovedì sera all’interno di un bar di Acquaro – avrebbe inteso dire basta colpendo a morte Rosario Mazza e ferendo gravemente Simone Mazza. Quest’ultimo, vedendo il fratello cadere sotto un colpo d’arma da fuoco, avrebbe implorato Alessandro Ciancio di risparmiarlo. Tutto inutile, atteso che l’intero caricatore della pistola 6,35 è stato scaricato.
Restano stazionarie, intanto, le condizioni di Simone Mazza, ricoverato nell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia subito dopo essere stato ferito. Sabato mattina a fargli visita per interrogarlo, il pm Claudia Colucci – titolare dell’indagine insieme al procuratore facente funzioni Michele Sirgiovanni – ed il maresciallo Massimiliano Staglianò del Nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno.
Giuseppe Baglivo