Il migrante ucciso a San Calogero era un attivista del sindacato

Mentre scoppia la polemica fra l’Unione sindacale di base ed il ministro Salvini, gli investigatori escludono ipotesi di furto per i tre ragazzi del Mali

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di G. B.
3 giugno 2018
14:47

Soumayla Sacko, il 30enne del Mali ucciso nel Vibonese nel corso di una sparatoria era un attivista dell’Unione sindacale di base. Un ragazzo da sempre in prima fila nelle lotte sindacali per difendere i diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti nella tendopoli di San Ferdinando. E proprio l’Unione sindacale di base, per protestare contro l’azione di fuoco che ha portato ad un morto e due feriti (altri due ragazzi del Mali che si trovavano con Sacko Soumayla), ha indetto per domani, lunedì 4 giugno, una giornata di sciopero dei braccianti agricoli.

 


Intanto, da fonti investigative, trapelano alcuni particolari sul grave fatto di sangue. I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, stavano raccogliendo delle lamiere nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla” di San Calogero, non distante dal bivio per Calimera lungo la Statale 18. I tre erano giunti sul posto in bicicletta quando una Fiat Panda di colore bianco, vecchio modello, si è fermata. Dall’auto è sceso un uomo armato di fucile che ha premuto quattro volte il grilletto contro i tre ragazzi del Mali che stavano raccogliendo materiale in ferro per rivenderlo o utilizzarlo nella baraccopoli dei braccianti di San Ferdinando dove vivevano.

 

Fonti investigative confermano che non ci si trova dinanzi ad alcun furto da parte dei migranti, atteso che non esiste nessun proprietario che possa rivendicare l'asportazione del materiale (lamiere) abbandonato. Gli inquirenti seguono una pista precisa e sviluppi sono attesi nelle prossime ore per assicurare alla giustizia l’uomo che ha aperto il fuoco. L’inchiesta dei carabinieri è coordinata dalla Procura di Vibo con il pm Luca Ciro Lotoro.

 

Per il sindacato di base «la dottrina di Matteo Salvini ha fatto scorrere il primo sangue in Calabria, il sangue di Soumayla Sacko, sempre in prima fila nelle lotte dell’Unione sindacale di base per i diritti sindacali e sociali dei braccianti. Soumaila è stato ucciso da una delle fucilate sparate da sconosciuti da una sessantina di metri di distanza. Un tiro al bersaglio contro “lo straniero”, il nero cattivo da rispedire nel paese d’origine. Il triste seguito delle parole pronunciate dal nuovo ministro di polizia. A Salvini l’Unione Sindacale di Base manda a dire che Usb si schiera compatta con i migranti della Piana di Gioia Tauro, con tutti i migranti in fuga da guerre e miseria, e non permetterà che in Italia abbia diritto di cittadinanza la sua dottrina neofascista e razzista. La prima risposta è lo sciopero dei braccianti proclamato da Usb per lunedì 4 giugno, con assemblee in tutti i posti di lavoro. Usb si stringe compatta alla famiglia di Soumaila e ai suoi compagni e fornirà loro l’assistenza legale per fare giustizia».

 

A stretto giro è arrivata la risposta anche del neo ministro dell’Interno Matteo Salvini. «La violenza non è mai la risposta per risolvere alcun tipo di problema. Voglio lavorare per cambiare le leggi perché troppo spesso puniscono persone perbene e premiano i delinquenti».

 

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Giornalista
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