Dopo una condanna in primo grado a trenta anni di carcere per Salvatore Fuscaldo, il bracciante agricolo cinquantenne accusato di avere ucciso la commessa Antonella Lettieri a Cirò Marina l’otto marzo 2017, ha preso il via il processo d’appello. Fuscaldo, per il tramite del suo avvocato Francesco Amodeo, ha chiesto alla Corte D’Assise il rinnovo dell’istruttoria dibattimentale chiamando a testimoniare il fratello e ad offrire la propria consulenza il criminologo Sergio Caruso. Una richiesta che ha trovato l’opposizione di Procura generale e avvocato di parte civile Mariano Salerno. Il criminologo avrebbe già depositato la sua perizia, mentre il fratello dell’omicida reo confesso risiederebbe da anni stabilmente al Nord.

La confessione dell'omicidio 

La Corte si è riservata di decidere sul merito, la perizia in questione contesta le aggravanti della premeditazione e quella della crudeltà. Ad Antonella, che avrebbe intrattenuto una relazione con Fuscaldo, l’uomo avrebbe inflitto dodici coltellate per poi accanirsi con un tubo d’acciaio sferrandole altri venti colpi al capo. Fu lui stesso dopo essere crollato e avere confessato l’omicidio ad indicare dove ritrovare il tubo. Troppi gli indizi contro di lui, dalle tracce di sangue sulla sua macchina, al portachiavi con l’effige dell’associazione di caccia di cui faceva parte, fino alle intercettazioni.

Il movente

Non cristallino il movente. Fuscaldo dice di essersi sentito minacciato dalla donna che avrebbe potuto svelare la relazione alla moglie. Ma sembra che Antonella avesse iniziato a frequentare un coetaneo e forse proprio questo nuovo elemento avrebbe accesso la miccia che ha portato poi al delitto.

 

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