Sconto di pena per il 48enne Giuseppe Zangari, di Spadola, accusato dell’omicidio volontario del commercialista Bruno Lacaria, 52enne suo amico, concittadino e compare d’anello. La Corte d’Appello di Catanzaro, in riforma della sentenza di primo grado, ha infatti condannato Giuseppe Zangari a 14 anni di reclusione in luogo dei 17 anni e 4 mesi del primo grado di giudizio celebrato con rito abbreviato che è valso uno sconto di pena di un terzo. In primo grado erano state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti. L’imputato (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli, Michele Ciconte ed Enzo Galeota) era stato altresì condannato al pagamento di una provvisionale di 25mila euro in favore delle parti civili. Il resto del risarcimento dei danni avverrà in sede civile dove a rappresentare i familiari della vittima ci sono gli avvocati Serravalle, Mercurio e Barbara.

Secondo gli inquirenti il tentativo di suicidio con un pesticida sarebbe stato messo in atto dal commerciante Giuseppe Zangari per allontanare da sé stesso i sospetti per la scomparsa di Bruno Lacaria. La svolta nelle indagini si è avuta dalle dichiarazioni dello stesso Zangari che si è autoaccusato dell’omicidio, conducendo sul posto i carabinieri per il ritrovamento del cadavere. Secondo il racconto di Zangari, sarebbe stato il commercialista Bruno Lacaria a chiedergli di arrivare in auto nel bosco dove è stato poi compiuto il delitto. Zangari ha riferito di aver colpito la vittima con un bastone dopo una lite. Bastone che non è stato però ritrovato.

Lacaria era scomparso da Spadola l’8 febbraio 2017.  Zangari si era poi presentato ai militari dell’Arma spontaneamente, chiedendo subito un colloquio riservato con il maresciallo Massimiliano Staglianò, alla guida del Nucleo investigativo dei carabinieri di Serra. A lui, ed al maresciallo Tommaso Casella, Giuseppe Zangari (attualmente ai domiciliari a San Sostene) ha confessato i primi particolari sul delitto di Bruno Lacaria ottenendo successivamente la presenza del pm della Procura di ViboValentia, Filomena Aliberti, per la prosecuzione del suo racconto. E’ stato proprio il sostituto procuratore di Vibo ad ottenere da Zangari l’esatta indicazione del luogo in cui aveva gettato il cadavere di Bruno Lacaria, un bosco al confine fra i territori comunali di Brognaturo e Cardinale, fra le province di Vibo e Catanzaro. La stessa boscaglia dove è stato compiuto il delitto.


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