Il 20enne Francesco Schiattarelli si era presentato spontaneamente al carcere di Secondigliano, ma da subito si era dichiarato innocente e aveva negato ogni coinvolgimento. Le ferite sul suo corpo però erano sembrate inequivocabili
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L'omicidio che ha strappato alla vita al 23enne Francesco Augieri la notte del 22 agosto 2018 a Diamante è un rompicapo a cui gli inquirenti non trovano soluzione. Per questo ora la Corte di Cassazione chiede al tribunale del Riesame di rivedere la posizione dell'unico indagato, il 20enne Francesco Schiattarelli, e rispedisce gli atti agli stessi giudici perché vengano nuovamente analizzati. La Suprema Corte era stata chiamata dai legali della difesa a decidere sulle sorti dell'indiziato, dopo che questi, a pochi giorni dalla tragedia, si era presentato spontaneamente al carcere di Secondigliano per costituirsi, anche se aveva dichiarato di non essere stato lui a sferrare il fendente mortale. Il tribunale del Riesame, poi, aveva confermato la carcerazione, ma subito dopo si erano sollevati dubbi circa la colpevolezza del giovane, anche se la presenza di Schiattarelli sulla scena e il conseguente coinvolgimento non sarebbero da mettere in discussione. Lo dimostrerebbero anche le ferite da colluttazione che il presunto omicida aveva sul corpo quando, braccato dalle forze dell'ordine, si è consegnato di sua spontanea volontà a cinque giorni dal delitto.
Le falle dell'indagine
A prolungare i tempi della giustizia, ci sarebbe una grave falla nelle indagini iniziali. Quella notte, prima che scoppiasse la lite mortale, Francesco Augieri era seduto in un bar del centro, dove poi l'amico sarebbe tornato per chiedergli di affrontare il gruppo di ragazzi con cui poco prima aveva avuto un acceso scontro. Quelle immagini forse avrebbero potuto raccontare tanto, ma non è dato saperlo, dal momento che quando gli inquirenti si presentano per acquisire le immagini di videosorveglianza, più di 24 ore dopo, queste risultano già cancellate dai nastri.
La possibile dinamica
Secondo la ricostruzione degli investigatori, quella notte l'amico di Augieri si sarebbe allontanato dal bar in cui stava consumando da bere con gli amici per comprare un pacchetto di sigarette. Lungo il tragitto avrebbe incontrato il gruppo di giovani napoletani, i quali lo avrebbero inavvertitamente spintonato. Infastidito, l'amico di Augieri avrebbe reagito offendendo uno di loro, risultato poi minorenne: «Tagliati i capelli, ricc****». A quel punto sarebbe scoppiata la lite, durante la quale il giornalista, residente in un centro del Napoletano, sarebbe rimasto ferito a un gluteo. Sanguinante, sarebbe tornato al bar per chiedere aiuto ad Augieri. Poco dopo i due giovani si sono imbattuti negli aggressori, che nel frattempo avevano chiamato rinforzi. Le certezze finiscono qui, perché quello che accade dopo è ancora oggetto di studio da parte degli inquirenti. Quanto erano? Chi ha sferrato il colpo mortale? Chi ha provocato chi? Si è trattato di lucida premeditazione o di un raptus di follia?
Dubbi anche sui soccorsi
Quando la rissa finisce il cosentino Augieri è a terra in una pozza di sangue, ma vivo. Arrivano i soccorsi e l'ambulanza tenta la disperata corsa all'ospedale, quello di Cosenza, distante più di un'ora da Diamante. Qui si consuma il secondo mistero di quella notte. Perché il paziente non viene operato in uno degli ospedali del Tirreno cosentino? Perché non gli viene effettuata una trasfusione di sangue nell'immediato? E' vero che è stato rifiutato dall'ospedale di Cetraro perché non c'erano sacche di sangue disponibili quella notte? Poteva essere salvato? Forse anche questo stanno cercando di capire gli inquirenti, anche se ormai serve a poco: Francesco Augieri muore poco prima che i sanitari dell'Annunziata potessero prenderlo in cura.