Ucciso a coltellate, la famiglia di Francesco Augieri: «Chi sa parli»

VIDEO | Il giovane è morto durante una lite con dei coetanei che villeggiavano a Diamante. Ma dopo un anno le indagini vanno ancora a rilento e la verità sembra ancora lontana

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di Francesca  Lagatta
23 agosto 2019
16:37

Una folla gremita ha assistito ieri sera a Diamante all'evento in ricordo di Francesco Augieri, il 23enne di Cosenza ucciso un anno fa durante una lite con alcuni coetanei proprio mentre si trovava nella cittadina altotirrenica. La cerimonia, che ha riunito autorità civili ed ecclesiastiche, è stata officiata in piazza San Biagio dal vescovo della diocesi Scalea-San Marco Argentano, Monsignor Leonardo Bonanno, alla presenza delle istituzioni locali e delle forze dell'ordine. I presenti hanno poi accesso delle lanterne come simbolo di «luce della passione per la vita» e per sottolineare l'impegno della politica a voler «moltiplicare l’impegno per la legalità ed il rispetto».

Ernesto Magorno: «Ho chiesto perdono alla famiglia»

E' commosso il sindaco Ernesto Magorno, che ha fortemente voluto la cerimonia soprattutto per mostrare vicinanza alla famiglia del giovane barbaramente ucciso. «Non ero sindaco di Diamante un anno fa - ha detto il primo cittadino - ma ho chiesto perdono a nome della mia comunità ai genitori di Ciccio - così lo chiamavano nella sua Cosenza - per non aver saputo fermare la violenza estrema che ha lo ha portato via». Poi ha detto: «Di recente ho emesso una ordinanza che disciplina il consumo di alcool e gli orari di diffusione della musica nei locali, abbiamo incrementato i controlli di giorno e di notte. A molti è sembrata una decisione restrittiva, ma il mio obiettivo è quello di garantire sicurezza sia ai cittadini che ai turisti. Tutti devono poter uscire liberamente, senza problemi. Ciò che è accaduto un anno fa non deve ripetersi, mai più».


Il messaggio della famiglia: «Denunciate»

La mamma e il papà di Ciccio non erano presenti all'evento perché impegnati in altre commemorazioni organizzate a Cosenza, ma hanno scritto una lunga lettera, letta dal palco da uno dei sacerdoti presenti. «Ci sembra importante continuare a puntare i riflettori sulla ricerca della verità - hanno detto in uno dei passaggi più importanti -, una ricerca che ha presentato non poche difficoltà, ma condotta con altrettanta tenacia dai magistrati della procura di Paola e Catanzaro, coadiuvati dall'Arma dei Carabinieri, verso cui abbiamo nutrito sin da subito sentimenti di stima e fiducia. Anche nell'occasione di questa manifestazione, invitiamo coloro che quella notte erano presente durante lo svolgimento dei fatti di collaborare con gli inquirenti perché solo rompendo il muro dell'omertà e del silenzio si potrà costruire un mondo migliore per tutti e d'altra parte si impedirà di far passare questo feroce omicidio come un normale fatto di cronaca». Per l'omicidio del figlio, infatti, risulta indagato un ventenne campano, Francesco Schiattarelli, accusato di aver sferrato i fendenti mortali a torace e gola. Ma ai giudici della Corte di Cassazione questa versione non convince e a marzo scorso gli ermellini hanno rimandato gli atti al Pm perché ricostruisse nuovamente l'accaduto. Compito per niente facile, dal momento che pur essendoci stati molti testimoni sulla scena, la verità resta ancora un miraggio.

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