Quattro magistrati, di cui uno in servizio in Calabria, fondano “Nuovo orizzonte giustizia”, un nuovo movimento che nasce dal Mezzogiorno, che si propone di «delineare, praticandola nell’attività giudiziaria quotidiana, la carta di identità del magistrato del terzo millennio». Il documento associativo reca la firma di quattro giovani pm: Armando Bosso, Gionata Fiore (entrambi pm a Santa Maria Capua Vetere), Nicola Camerlingo (pm ad Ivrea) ed Alessandro Riello (pm della Dda di Catanzaro).

Nuovo orizzonte giustizia: cos’è l’associazionismo giudiziario

Nuovo Orizzonte Giustizia ambisce «ad allargare le proprie fila raccogliendo adesioni tra quanti sono stanchi della sterilità del dibattito associativo del post-Palamara e dell’illusione strisciante per cui tutto sia tornato limpido ed immacolato», e si impegna a ripensare in radice la figura del magistrato impegnato nell'associazionismo giudiziario, che «non è e non deve essere un politicante», ma un giudice come tutti gli altri, il cui valore «non può che misurarsi nell'impegno che profonde nelle aule di giustizia, non nei corridoi dei tribunali e delle procure».

Nuovo orizzonte giustizia: no al magistrato ideologizzato

Sono undici i punti in cui si articola il programma della nascente organizzazione, dove spicca il netto rifiuto del magistrato ideologizzato, richiamando le parole della Corte costituzionale, che ha parlato di un magistrato «non apolitico, né impolitico, ma non certo militante». I fondatori auspicano una riforma che metta fine alla «ossessione del procedimento disciplinare e alla concezione aziendale-burocratica della funzione», recuperando in tal modo la «passione di essere magistrati».

Nuovo orizzonte giustizia: cosa cambiare nel Csm

I pm Riello, Bosso, Fiore e Camerlingo, si dichiarano poi favorevoli ad una riduzione della discrezionalità del Csm, criticando il Testo Unico della Dirigenza Giudiziaria, "sbandierato come argine alla deriva correntizia, ma risultato, in sede di concreta applicazione, uno strumento fin troppo permeabile alle esigenze politiche del momento contingente".

Infine, tra gli altri punti, la responsabilizzazione dei dirigenti degli uffici nell'attività di vigilanza, specie su condotte da parte di magistrati denotanti assenza di equilibrio, il ritorno alla legittimazione triennale per i trasferimenti dalla prima sede di destinazione, la riforma del giudizio di appello, definito "una vera palude", "non degno di un giudice di secondo grado di un paese civile", la graduazione delle valutazioni di professionalità in base al carico di lavoro e valorizzazione delle condizioni quantitative e qualitative dei ruoli di partenza dei magistrati di prima nomina.

Un nuovo gruppo che mette le sue radici al Sud, ma con la prospettiva di allargare i confini e arrivare al cuore della magistratura, dando un contributo innovativo a una categoria che merita di essere rappresentata al meglio in tutti i suoi settori. “Nuovo Orizzonte Giustizia”, dunque, poggia la sua prima pietra, sperando in un futuro radioso.