Secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici quella del Governo «è una grande scommessa, ma queste misure potrebbero non bastare». Prevista per oggi una riunione tra i sindacati di categoria e le Regioni
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Le misure previste dal nuovo Dpcm rappresentano l'ultimo tentativo del governo prima di un inevitabile lockdown totale, se non dovessero funzionare». Ad affermarlo è il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. Quella del governo, rileva, «è una grande scommessa per mantenere insieme produzione e tutela della salute, ma se nel giro di 15 giorni gli indicatori peggioreranno, credo sia responsabilità del governo adottare misure ancora più drastiche con un lockdown totale».
In altre parole, ha spiegato Anelli, le misure adottate «potrebbero non bastare e potremmo dunque trovarci davanti alla necessità di un lockdown generale. Ciò se la curva dei contagi non si abbassa in modo tale da consentire al Servizio sanitario nazionale di poter affrontare questa seconda ondata epidemica di Covid-19 con un certo margine di tranquillità». Le misure prese, rileva, «limitano parecchio le libere attività dei cittadini ed il tempo libero ma il fronte lavoro è stato preservato. Tuttavia gli indicatori dell'epidemia sono al momento sfavorevoli e ciò lascia temere che tali misure potrebbero rivelarsi insufficienti». Da Anelli arriva anche un ringraziamento al presidente del Consiglio per le parole indirizzate ai medici e al Servizio sanitario nazionale: «Il riconoscimento alla disponibilità dei medici in questo momento di emergenza - ha concluso - è molto importante»
E parla di situazione "già gravissima" negli ospedali Carlo Palermo, il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l'Anaao-Assomed: «Pronto soccorso e reparti sono ormai intasati ed il 118 subissato di chiamate. Con questo ritmo di contagi entro la seconda settimana di novembre si satureranno le terapie intensive». Anche secondo Palermo, il Dpcm è «un punto di equilibrio tra esigenze economiche e sanitarie, ma potrebbe non bastare» perché la pressione sugli ospedali «sta diventando insostenibile, dal momento che è praticamente saltata la possibilità di contenimento dell'epidemia attraverso i servizi territoriali».
Intanto, il premier Conte, ieri illustrando il nuovo Dpcm, si è rivolto ai medici di base definendoli «preziosi alleati in questa strategia di contrasto al Covid-19» ed annunciando che il ministro della Salute sta già lavorando e sul tavolo c'è un rinnovo contrattuale che servirà anche a motivare i medici di base per coinvolgerli nei nuovi compiti di diagnosi e tracciamento. Proprio oggi è previsto un tavolo tra sindacati medici e Regioni per definire gli indirizzi per l'utilizzo dei tamponi rapidi negli studi dei medici di famiglia e le novità contrattuali.