VIDEO | Dopo l’ennesima aggressione nell’ospedale di Catanzaro, il personale in servizio racconta ai nostri microfoni cosa accade nel nosocomio soprattutto di sera. Parole di sconforto e di glaciale rassegnazione per una situazione ormai non più sostenibile
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«Era la notte di lunedì ed è arrivato al pronto soccorso il parente di un paziente, dopo neppure dieci minuti di attesa ha iniziato a dare in escandescenze senza nessuna motivazione accettabile». E' la cronaca dell'ennesima notte di follia al pronto soccorso dell'ospedale Pugliese di Catanzaro. La cronaca dell'ultima, ma solo in ordine di tempo, aggressione che ha visto suo malgrado protagonista un infermiere in forza al reparto di prima emergenza. A raccontarlo un collega, Andrea Spagnolo, testimone dell'episodio di violenza: «Il collega stava solo cercando di spiegare quali erano i tempi di attesa ma questo signore ha pensato di bene di aggredirlo sia verbalmente che fisicamente. Io ero di servizio al triage quella notte, lo ha spinto nella mia stanza e si è chiuso la porta alle spalle continuando prima ad aggredirlo verbalmente e poi fisicamente. Lo ha colpito con schiaffi al volto, io mi sono interposto tra i due nel tentativo di tenerlo a bada ma con un notevole sforzo perchè il signore ormai non si controllava».
Violenza gratuita contro un operatore che stava soltanto svolgendo il suo turno di notte ma costata una prognosi di dieci giorni e il venir meno di un'unità lavorativa tra le corsie di un reparto in cui si vive quotidianamente in trincea. «E' capitato anche a me, come al collega, di essere aggredita - racconta Emanuela Iiritano, infermiera del pronto soccorso -. Ciò che ci stupisce è che subiamo continue aggressioni nonostante tentiamo di essere gentili con l'utenza. Il collega aggredito, ad esempio, è tra quelli più gentili e professionali tra quelli che svolgono servizio al triage. Noi lavoriamo con un numero di utenti altissimo, purtroppo i medici sono due e gli infermieri siamo pochi».
Una denuncia è stata già presentata dal primario del pronto soccorso alla polizia e una seconda, seppur tra mille esitazioni, è stata depositata dall'infermiere aggredito e minacciato di morte. «Le cause sono molteplici - spiega il direttore dell'unità operativa di Medicina dell'Accettazione e d'Urgenza, Giuseppe Masciari -: l'aumento dei pazienti con patologie psichiatriche che purtroppo devono essere gestite nel nostro dipartimento, l'abuso di alcol e droga, l'accesso senza restrizioni dei visitatori nei reparti di emergenza e soprattutto l'attesa dei pazienti che devono svolgere gli esami disgnostici nelle aree critiche».
Luana Costa