VIDEO | Nell’aprile scorso il giudice tutelare rigettò la sua richiesta di proporre ricorso al Tar, a nome del figlio autistico deceduto anch’egli nel rogo, contro la presunta inadempienza dell’Amministrazione che non garantiva assistenza. La testimonianza di un altro genitore di un ragazzo autistico: «Conosco bene la loro storia, erano disperati»
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Voleva fare causa al Comune di Catanzaro, Vitaliano Corasoniti, il papà dei tre ragazzi morti nell’incendio della loro casa, tra cui Saverio, 22 anni, affetto da una grave forma di autismo. In particolare, voleva ricorrere al Tar Calabria “avverso l’inerzia nell’adempimento degli obblighi di assistenza” previsti dalla Legge quadro per sui servizi sociali, la 328 del 2000.Ma il giudice tutelare, nell’aprile scorso, ha rigettato la richiesta, non autorizzando i genitori di Saverio a promuovere il ricorso davanti al Tribunale amministrativo, iniziativa considerata un atto di straordinaria amministrazione e, dunque, necessariamente subordinato al nulla osta del magistrato, al quale, per legge, sono affidate diverse e importanti funzioni in materia di tutela delle persone come i minori e gli incapaci.
Un diniego, quello del giudice del Tribunale di Catanzaro, vissuto con frustrazione dalla sfortunata famiglia, che ha accresciuto il sentimento di abbandono che già dominava la loro quotidianità, costretti com’erano a prendersi cura da soli, senza un’adeguata assistenza pubblica, di Saverio, che peggiorava giorno dopo giorno diventando sempre più aggressivo e ingestibile. Lo testimonia anche l’ultima diretta social di Vitaliano, quella del 4 ottobre scorso, durante la quale ha mostrato un braccio fasciato a causa di un morso ricevuto dal figlio nel corso di una delle sue crisi più violente.
A rivelare l’episodio del mancato ricorso al Tar a causa del diniego del giudice tutelare, è Antonio Riggio, promotore di un’associazione siciliana che da anni si batte per i diritti dei disabili e di chi, in particolare, è affetto da patologie psichiche. Anche Antonio è il papà di un ragazzo di 20 anni con la sindrome autistica, Gaetano. A lui il padre ha dedicato la pagina facebook Autismo in movimento, che conta oltre 130mila follower.
«Conosco bene Vitaliano e Rita (la mamma di Saverio, in gravi condizioni insieme al marito e altri 2 figli della coppia, ndr), siamo in contatto da tempo e fu proprio lui a parlarmi dell’intenzione di fare ricorso al Tar contro l’inadempienza del Comune di Catanzaro che non rispettava gli obblighi di assistenza imposti dalla legge 328/2000. Mi disse che il ricorso era stata considerato una spesa inutile, visto che il Comune non ha comunque soldi da destinare ai servizi sociali. Eppure, ovunque in Italia, ci sono famiglie che ottengono giustizia in questo modo, chiamando gli enti locali a rispondere dell’inosservanza della legge. Lui non si faceva una ragione del perché gli fosse stata negata questa possibilità e neppure io so dare una giustificazione plausibile».
La questione è delicata e riguarda anche la gestione delle già risicate risorse su cui una famiglia come la Corasoniti può contare. «Saverio percepivauna pensione di invalidità di 650 euro e un assegno di accompagnamento di 520 euro – spiega Riggio -. L’importo del reddito di cittadinanza erogato al nucleo familiare era stato ridotto proprio a causa di queste entrate. Anche questa è un’aberrazione normativa, in pratica lo Stato dava con una mano e toglieva con l’altra». Risorse economiche su cui il giudice tutelare deve vigilare, tanto che periodicamente i tutori di un incapace devono rendicontare le spese per garantire che questi soldi siano utilizzati nell’interesse del percettore.
«Nello stesso decreto del 4 aprile 2022, che negava la possibilità del ricorso al Tribunale amministrativo della Calabria - continua Riggio -, il giudice ha riscontrato la correttezza del rendiconto relativo alle spese degli ultimi due anni presi in considerazione, 2020 e 2021. Dunque, pur riconoscendo l’oculatezza della gestione finanziaria delle poche risorse a disposizione dei Corasoniti, non ha ritenuto di autorizzare un atto di straordinaria amministrazione rappresentato dal ricorso al Tar». Una situazione che, come accennato, ha accresciuto il senso di frustrazione della famiglia, che poi è andata incontro al suo tragico destino.
«L’ultima volta che ha sentito Rita al telefono era disperata, piangeva – racconta Riggio -. Saverio peggiorava, le sue intemperanze erano sempre più violente e loro erano reclusi in casa dovendo accudirlo costantemente e senza alcun aiuto da parte del Comune. La legge 328 ha ventidue anni e forse è una delle norme più violate. Sebbene preveda precisi obblighi in capo agli enti locali, che devono garantire assistenza e sostegno alle famiglie come quella di Catanzaro, non viene applicata».
Per molte famiglie l’unica alternativa, dunque, è rivolgersi ad associazioni e strutture a carattere volontaristico. Una possibilità la famiglia Corasoniti l’aveva intravista nella Oasi di Troina, l’istituto di ricovero e cura ad alta specialità per le malattie mentali che sorge in provincia di Enna, gestito da una Onlus di rilevanza nazionale. Un’eccellenza, insomma.
«Sono stato proprio io a prospettargli questa possibilità - conclude amaramente Riggio –, lì Saverio avrebbe potuto contare su un’assistenza medica e farmacologica all’avanguardia, ma la lista d’attesa era di un anno». Le fiamme, purtroppo, sono arrivate prima.