Il governatore stava per revocare la gara d’appalto bandita dalla precedente amministrazione Scopelliti, ma il provvidenziale intervento dell'ex consigliere regionale lo avrebbe convinto a cambiare idea
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Mario Oliverio è stato ad un passo dal revocare la gara d’appalto bandita dall’amministrazione Scopelliti per la costruzione della metrotranvia Cosenza-Rende-Unical. La circostanza emerge dalle intercettazioni contenute nel corposo fascicolo di indagine dell’inchiesta passepartout, condotta dalla Procura di Catanzaro per fare luce sul presunto sistema di potere teso a veicolare incarichi ed appalti per assecondare interessi privatistici in termini di consenso elettorale e vantaggio personale.
La preoccupazione per le intenzioni di Oliverio
Con l’intenzione di annullare la gare, il presidente della Regione aveva convocato per l’8 gennaio 2015, dunque appena un mese dopo il suo insediamento, una riunione tecnica con l’allora responsabile unico del procedimento Antonio Capristo, con Pino Iacino, ex sindaco di Cosenza esperto in viabilità ed urbanistica e con Domenico Pallaria, dirigente del settore infrastrutture. Nei giorni precedenti l’incontro, Nicola Adamo aveva appreso delle intenzioni di Oliverio, sia da Giuseppe Lo Feudo, dirigente di Ferrovie della Calabria, sia da Franco Ambrogio, dirigente del Pd ed ex assessore a Palazzo dei Bruzi sotto la sindacatura di Salvatore Perugini. In particolare, nel corso di una conversazione telefonica intercettata dalle forze dell’ordine e datata 5 gennaio 2015, Franco Ambrogio riferisce ad Adamo di aver ricevuto una chiamata da Luigi Zinno il quale, con tono allarmato, gli aveva riferito che il governatore aveva intenzione di annullare la gara della metro. Nicola Adamo chiede allora a Franco Ambrogio di scrivere ad Oliverio per sensibilizzarlo a mantenere in essere il progetto della tramvia. In un’altra conversazione intercettata, anche Lo Feudo dice a Nicola Adamo di aver scritto un appunto ad Oliverio per esortarlo a non rinunciare all’opera.
L’esito della riunione tecnica
Nel pomeriggio dell’8 gennaio, in effetti, Oliverio incontra Iacino, Capristo e Pallaria. Nicola Adamo apprende della circostanza in una telefonata con Carlo Guccione, in predicato in quella fase politica, di essere nominato assessore regionale al lavoro. I due concordano sul fatto che il ritiro del bando avrebbe avuto ripercussioni negative sul centrosinistra, favorendo sul piano politico Mario Occhiuto. Adamo peraltro, confessa a Guccione di avere incontrato Oliverio il giorno prima (7 gennaio ndr) e di avergli posto il problema e che, nella circostanza, Oliverio nulla gli aveva detto della riunione. Poco dopo Adamo chiama Lo Feudo per avere notizie dell’incontro tecnico. Il dirigente di Ferrovie della Calabria si dice convinto della decisione di Oliverio di firmare il decreto di revoca nella giornata successiva. A questo punto Nicola Adamo decide di andare direttamente a Catanzaro, probabilmente per interloquire di persona con il governatore.
Il cambio di direzione
Il giorno successivo (9 gennaio ndr) non vi è traccia della revoca. Al contrario: Oliverio ha deciso di proseguire con l’iter per la realizzazione dell’opera. E’ un sms indirizzato da Luigi Zinno a Nicola Adamo ad offrire una chiave di lettura di questo repentino cambio di direzione: «Volevo solo manifestarti apprezzamento per lo sforzo svolto a favore di un’opera che è destinata a cambiare il volto della nostra città. Speriamo bene». Il messaggio irrita Adamo il quale poi confida a Lo Feudo di non voler fare emergere il suo interessamento personale per l’infrastruttura, raccomandandogli massima riservatezza.
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