Oltre tre ore di camera di consiglio per la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabra, chiamata a dirimere una questione processuale preliminare nell’ambito del processo “’Ndrangheta stragista” che vede alla sbarra il boss di Cosa Nostra, Giuseppe Graviano, e Rocco Santo Filippone, condannati in primo grado all’ergastolo quali mandanti delle stragi che hanno riguardato i carabinieri in terra calabrese.

Violati i diritti di difesa?

A giudizio dell’avvocato Aloisio, difensore di Graviano, vi sarebbe stata una violazione dei diritti di difesa, in quanto il suo assistito non avrebbe avuto modo di ascoltare i file concernenti le intercettazioni effettuate nella casa circondariale di Ascoli Piceno e che sono state riversate nel processo. Oltre ciò, nonostante il Tribunale di Sorveglianza avesse autorizzato Graviano all’acquisto di un computer, ciò non si sarebbe mai di fatto realizzato. Ancora, il legale ha lamentato la circostanza secondo cui l’imputato, data l’impossibilità di avere la sentenza di primo grado su supporto magnetico, non avrebbe potuto formulare eventuali motivi aggiunti.

Una posizione, quella della difesa, solo in parte condivisa dalla pubblica accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, nel ruolo di rappresentante della Procura generale. Secondo il pm, stante la verifica degli atti in suo possesso, non vi sono emergenze documentali sulla base delle quali poter richiedere una eventuale rimessione in termini per la presentazione di motivi aggiunti per Graviano né per non procedere oltre con il grado d’appello.

La decisione della Corte

I giudici, dopo una lunghissima camera di consiglio, oltre tre ore, hanno deciso di non dover espletare ulteriori accertamenti in ordine all’ascolto dei file audio-video di cui Graviano lamenta l’impossibilità di utilizzo, apparendo sufficiente, per le valutazioni, gli elementi posti a disposizione da parte del Dap e della casa circondariale. Al contrario, la Corte presieduta da Bruno Muscolo ha ritenuto di dover acquisire informazioni certe in ordine alla data in cui Graviano ha avuto disponibilità della sentenza impugnata, di fatto potendola leggere nel supporto di cui è stato dotato. Per questo, è stato dato un termine – fino al prossimo 12 novembre – affinché la Casa circondariale ove si trova Graviano possa fornire una risposta.

Il processo è stato rinviato al prossimo 18 novembre.

I giudici “no green pass”

Intanto questa mattina, come già documentato, due giudici popolari che componevano il collegio giudicante, sono stati sostituiti poiché non in possesso di green pass né intenzionati a sottoporsi a tampone. Per loro avventura terminata anzitempo nel processo che dovrà vagliare la decisione di primo grado sui mandanti delle stragi di mafia.