«Sono un massone dal 1982, ero nella loggia “Giustinianea” di piazza del Gesù che faceva capo a Giulio Andreotti. Ma ero in contatto anche con logge calabresi». In aula ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro nel processo d’Appello di ‘ndrangheta stragista che si sta celebrando in queste ore nel palazzo di Giustizia di Reggio Calabria. Dichiarazioni che portano ad uno dei periodi più oscuri della storia della Repubblica.

LEGGI ANCHE: L’informativa Dia su tre pentiti che parlano dei rapporti tra mafia e clan calabresi: il pg cita Craxi e Berlusconi

«A Gioia Tauro c’era una loggia affiliata direttamente alla P2 di Licio Gelli che era guidata da Giuseppe Strangi, suocero di Nello Piromalli, figlio di Gioacchino. Me lo disse Sorridenti, che puntando ad entrare nelle mie grazie mi confidò molte cose e mi chiese più volte di aderirvi a mia volta. Da quello che so, una costola della P2 continuava ad esistere a Gioia Tauro nel 1986, sopravvissuta alla legge Anselmi. E quella loggia aveva a sua volta altre associate. Una era a Gioiosa Jonica ed era guidata dal barone Placido. Una volta ci trovai anche don Stilo».

LEGGI ANCHE: L’informativa Dia su tre pentiti che parlano dei rapporti tra mafia e clan calabresi: il pg cita Craxi e Berlusconi

«Berlusconi a Reggio in un casolare con ‘ndranghetisti e uomini dei servizi segreti»