‘Ndrangheta, l’ex ministro Delrio: «A Cutro nessuna campagna elettorale»

L’attuale capogruppo Pd alla Camera ha deposto in Commissione antimafia in merito alla visita effettuata nel centro crotonese nel 2009 citata nell'inchiesta Aemilia

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di Redazione
23 ottobre 2019
10:16
Graziano Delrio
Graziano Delrio

«Sono qui per chiarire il senso della mia visita a Cutro nell'ambito della festa che ogni 7 anni viene svolta in modo solenne in quella città. La questione è tornata all'attenzione in seguito alla sentenza del processo Aemilia: viene stigmatizzato il fatto che non bisognava compiere la campagna elettorale a Cutro ma a Reggio Emilia». Lo ha detto in Commissione Antimafia il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, aprendo i lavori della sua audizione in merito alla visita effettuata nel paese in provincia di Crotone nel 2009, citata nell'inchiesta "Aemilia" sull'infiltrazione della 'ndrangheta nell'Italia settentrionale.

 


Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, ha chiarito che il fenomeno della 'ndrangheta e della criminalità «è radicato in tutto il nord e non solo, da decenni e necessita una forte presa di coscienza da parte di tutta la politica e il settore pubblico. Agli atti ci sono le affermazioni dei pubblici ministeri che affermano che le mie posizioni sono nette e chiare contro il fenomeno ndranghetista». Delrio ha evidenziato come la sua posizione e quella dell'amministrazione comunale era netta nella lotta alla criminalità e per la legalità.

 

«Io non ho fatto campagna elettorale a Cutro: sono stato invitato in quanto membro di una città che aveva stretto un patto di amicizia da anni con Cutro, l'allora sindaco di Cutro, Salvatore Migale, a capo di una coalizione di centrosinistra e civica, mi aveva ripetutamente invitato, io non ero mai andato. C'era un gemellaggio con le cooperative reggiane e della Locride per la lotta alla ndrangheta, con queste associazioni abbiamo mantenuto rapporti costanti con scambi di giovani, anche un mio figlio andò a fare volontariato in Calabria, il mio comune era impegnato. Anche da ministro ho più volte ho visitato gli amici di queste cooperative impegnate contro la mafia. Non credo ci fosse alcun dubbio sul fatto che la mia posizione era netta e chiara. Non ho fatto campagna elettorale, mai sono stati affissi manifesti, non ho mai organizzato incontri elettorali a Cutro. Ho partecipato alla Messa nella piazza con altri rappresentanti di comuni del nord con cui Cutro è gemellata; non ho partecipato ad alcuna processione. Non vi è stato alcun incontro elettorale, né azioni di propaganda elettorale: solo azione di rappresentanza con appuntamenti pubblici. Ho solo fatto una visita di saluto alla sede del Pd, una visita di cortesia di alcuni minuti», ha incalzato l’ex ministro.

 

Delrio ha ricordato che nel 2008 e nel 2009, «in assenza di un dibattito pubblico, da sindaco ho commissionato una ricerca al prof. Ciconte per comprendere meglio con quali meccanismi e profondità si stava sviluppando il fenomeno mafioso dopo le risultanze di una serie di indagini e processi. Se avessimo avuto notizie dirette avremmo denunciato alla procura della Repubblica. Abbiamo firmato un protocollo nel 2005 con i sindacati per impedire infiltrazioni della criminalità che tentava di infiltrarsi nel territorio. La mia presa di posizione è sempre stata molto chiara contro la criminalità. Per chi continua a speculare su episodio del 2012 in cui accompagnai alcuni consiglieri comunali, vorrei venissero prese le dichiarazioni date dal prefetto Antonella De Miro». L'azione non era certo per «bloccare le interdittive ma al contrario mirava a fare in modo che la comunità cutrese prendesse coscienza che era necessaria la netta distanza da quei fenomeni: quello fu il senso di quell'incontro per avere come alleati i calabresi onesti. Quell'episodio che viene continuamente deformato è facilmente ricostruibile».

 

Delrio ha poi precisato di non aver mai detto «che non sapevo chi fosse Grande Aracri: rispondendo ad una domanda ho detto che non ne conoscevo né luogo di nascita né abitazione, ma sapevamo essere diventato boss di grande pericolosità. Al di là di una estrapolazione di pezzi del verbale, ho detto con chiarezza che sapevo bene che si trattava di un boss del crotonese ma non sapevo dove abitasse né dove fosse nato».

 

L’ex ministro ha chiarito che la provincia di Reggio Emilia - città di cui è stato sindaco - ha avuto una reazione forte contro il fenomeno ndranghetista: «Tutti noi dobbiamo fare un salto di qualità sulla comprensione del fenomeno ma in assenza di elementi investigativi precisi la nostra azione era di coscienza e di presa di posizione Nel 2011 con il prefetto De Miro abbiamo sottoscritto, primo comune a farlo, il primo protocollo per il controllo dell'infiltrazione mafiosa su appalti e subappalti. Sulla base di quel protocollo partirono una serie di interdittive e furono estesi i controlli sugli appalti», ha concluso il parlamentare.

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