Natuzza, il vescovo avverte: «Stimmate e preveggenza non sono garanzia di santità»

VIDEO | Ufficializzato il Tribunale ecclesiastico che istruirà la pratica di beatificazione sulla Mistica di Paravati. L'arcivescovo di Mileto Luigi Renzo invita alla calma e mette in guardia dalla spettacolarizzazione del culto: «Deve essere considerata santa per la sua devozione, non per i fenomeni paranormali»

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di Monica La Torre
22 febbraio 2019
17:15

Se per l’avvio del processo di beatificazione e canonizzazione di Padre Pio ci son voluti 15 anni, per Natuzza Evola da Paravati, Santa Romana Chiesa ha ingranato la quinta. E stamattina, a soli 9 anni e mezzo dalla sua morte, nelle sale dell’Arcidiocesi di Mileto, un parterre de rois degno delle migliori occasioni guidato da Monsignor Luigi Renzo, (“attore” del processo) ha ufficializzato l’insediamento del Tribunale Ecclesiastico che avrà il compito di istruire la causa di beatificazione della mistica calabrese. Il fascicolo che si andrà a produrre, verrà sottoposto alla Congregazione dei Santi, che nel caso di valutazione positiva procederà al "decreto ufficiale sull’eroicità delle virtù" e alla dichiarazione di "venerabile" della donna: ultimo passo prima della beatificazioneA rendere possibile questo primo "miracolo" di ecclesiastica burocrazia, (non ce ne vogliano i puristi della teologia), il "nihil obstat" da parte della Congregazione, ottenuto il 17 ottobre 2018. Nulla osta al quale ha fatto seguito l’editto firmato da mons. Renzo, che annunciava ufficialmente la costituzione del Tribunale Diocesano: 13 dicembre 2018.

 


A.A.A. Miracolo cercasi

Al presule è toccato anche il compito di fissare la data della prima seduta del Tribunale, ovvero la sua apertura ufficiale, prevista in pompa magna il 6 aprile 2019, con una celebrazione che si svolgerà alle ore 17 nella Cattedrale miletese. Sino a quel giorno cita il sito della Diocesi «i fedeli potranno far pervenire all'Ordinario Diocesano o al Postulatore, sac. Enzo Gabrieli, tutte quelle notizie o documenti, dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità della Serva di Dio».
Insomma: da un lato, si cerca il miracolo. Dall’altro, chi deve parlare, parli ora o taccia per sempre. Va da sé che l’attenzione dei fedeli alle sorti della Causa è altissima. Intorno alla Serva di Dio, negli ultimi anni, si è andata animando una devozione popolare che in Italia non si vedeva dai tempi di San Pio da Petrelcina. Ma proprio per questo, a stemperare animi ed entusiasmi che potrebbero rivelarsi inutili, se non addirittura dannosi, sono arrivate, in conferenza stampa, le parole severe e categoriche di Monsignor Renzo.

 

Attenzione al paranormale

«Dobbiamo stare estremamente attenti al rischio di spettacolarizzazione, nell’avvicinarci e nel considerare la spiritualità di Mamma Natuzza», ha dichiarato l’Arcivescovo. «Lo dico da attore della causa di beatificazione, da persona che l’ha conosciuta, da vescovo innamorato della sua spiritualità, che ha scritto un libro su di lei, e che l’ha inserita nel dizionario delle mistiche pubblicato dalla Libreria Vaticana», proseguendo: «Natuzza deve essere considerata santa per la sua devozione, per la sua obbedienza alla Chiesa, per le virtù che l’hanno accompagnata nel corso della vita esemplare. Non per i fenomeni di preveggenza, per la perdita di sangue, e per quelle caratteristiche che, se valutate superficialmente, potrebbero essere confuse con isteria o tratti demoniaci. L’insistere su fenomeni paranormali rischia di distogliere l’attenzione dalle sue virtù, indirizzando la devozione e la fede verso aspetti secondari». Attenzione quindi a manifestare la devozione alla Mamma di Paravati nei giusti toni e nella giusta misura. Guai a statue, a culti ufficiali in chiesa, a processioni non autorizzate, da riservarsi ai santi ufficiali. («In Italia è successo con Padre Pio - dichiarerà in conferenza stampa don Enzo Gabrieli-, con statue che comparivano ovunque prima del dovuto. Ci sono stati problemi, e ci siamo dovuti difendere dicendo che erano celebrative dell’uomo, della persona, come quelle di Garibaldi. E pensare - chiosa il prelato della diocesi di Cosenza Bisignano con preunitario sdegno - , che abbiamo rovinato le piazze di tutta Italia con le statue di Garibaldi»).

 

La Sacram Rituum Congregatio

Niente statue, niente esagerazioni, niente irrazionalità. Pena la compromissione dell’intera causa. «Tutti i devoti e noi per primi, vogliamo assistere, in futuro, al successo della Causa che muove proprio dalla nostra Diocesi», prosegue mons. Renzo. «Non per questo, tuttavia, i fedeli possono pensare di praticare un culto con espressioni e forme non consone. Lo stato di Venerabile e di Beata al quale miriamo, non è stato ancora provato e riconosciuto alla Mamma di Paravati». Già: il rigido protocollo ecclesiastico prevede che ad esprimersi sulla pratica istruita dal Tribunale ecclesiastico appositamente costituito debba essere la Congregazione per le cause dei santi, la Sacram Rituum Congregatio, istituita da papa Paolo VI con la costituzione apostolica dell'8 maggio 1969, e formata da prefetto, (cardinale Giovanni Angelo Becciu; segretario (arcivescovo Marcello Bartolucci), sottosegretario (presbitero Boguslaw Turek), da 36 membri tra cardinali, arcivescovi e vescovi, e da due collegi di consultori: uno di storici e uno di teologi.

 

Il Tribunale ecclesiastico

Tornando a Mileto, il Tribunale vede mons. Renzo in qualità di giudice; mons. Vincenzo Vardè in qualità di giudice delegato; mons. Saverio di Bella in qualità di promotore di giustizia (colui che assicura il rispetto del diritto canonico nel corso dell’intero iter processuale); il notaio attuario Francesco Sicari ed il notaio aggiunto, unico laico, Francesco Reda. Il postulatore (l’avvocato di parte, colui che perorerà la causa della mistica), sarà don Enzo Gabrieli. Dopo la certificazione dello stato di Venerabile, si passerà alla beatificazione. Questa arriverà solo dopo che il Tribunale, istruito e svolto il processo, otterrà dalla Congregazione dei Santi il parere favorevole, subordinato ad un miracolo post mortem compiuto per intercessione della Serva di Dio, e riconosciuto come tale da una commissione medica, una commissione teologica, una delegazione di cardinali. Laddove poi un secondo miracolo attribuibile nuovamente alla sua intercessione si verificasse dopo la beatificazione, Natuzza potrà essere dichiarata Santa dal Pontefice Massimo: unico, in virtù dell’infallibilità concessagli dal ministero papale, a poter firmare l’atto supremo del processo di estensione graduale del culto.

Giornalista
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