È giunta a un epilogo tragico la vicenda di R., un ragazzo di origini cosentine costretto a sopportare le conseguenze di un male raro e incurabile. La morte di un giovane è sempre un dramma, ma paradossalmente per chi ha trascorso i suoi anni migliori in una sofferenza indicibile, è un sollievo.  Avevamo raccontato la sua storia qualche tempo fa.

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Quando il piccolo R. aveva solo pochi anni, l’intera famiglia lasciò Cosenza per trasferirsi in Emilia Romagna. Gli anni di felicità, però, non erano destinati a durare. R. ha quasi terminato gli studi di Agraria e sta per iscriversi all’Università, quando i primi sintomi di un male terribile iniziano a manifestarsi. I medici, sulle prime, credono che il giovane sia affetto da epilessia, ma il quadro si aggrava in fretta e alla fine arriva la sentenza: la patologia di cui soffre è il morbo di Lafora e non esiste cura. Il ragazzo ha solo 19 anni quando capisce che per lui è tutto finito. Non ci sono farmaci efficaci per fare regredire la patologia, solo cure palliative. I dolori di cui comincia a soffrire sono atroci e lo costringono a un ricovero lunghissimo.

La famiglia, disperata, preso atto che il destino aveva riservato per loro il piatto più amaro, pur di non assistere inerme al dolore del proprio figlio, si è rivolta all’associazione Luca Coscioni, per chiedere assistenza e ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Ma alla fine le cose sono andate diversamente. L’ultimo capitolo di questa storia è stato scritto pochi giorni fa. Il ragazzo è morto naturalmente al Quisisana di Roma, il martedì dopo Pasqua. Il suo corpo l’ha lentamente abbandonato, concedendogli finalmente la pace.