È il 2012 quando una donna, 39 anni, viene ricoverata presso l’ospedale di Lamezia per un aborto volontario. Intervento riuscito, apparentemente. La donna viene dimessa ma dopo poche settimane ritorna in ospedale sofferente. La prima, di ben cinque diagnosi, è broncopolmonite bilaterale fulminante, diagnosi che ben presto si rivelerà sbagliata. La 39enne, come riporta l'edizione odierna de 'La Gazzetta del Sud', da lì a pochi giorni morirà.


I familiari presentano un esposto in cui si avanza l'ipotesi di un'infezione causata dall'intervento per l'aborto.


Questo è il primo passo per l’apertura l'inchiesta della magistratura, che opererà grazie anche a un collegio di periti medico legali coadiuvati da docenti delle università di Catanzaro e Roma. Inizialmente sono 21, sale poi a 25 il numero dei medici ospedalieri indagati.


Dopo ben due incidenti probatori ad oggi è tutt’altro che chiara la vicenda. E' certo però che una giovane donna non c’è più, una giovane vita è stata spezzata, forse, per l’ennesimo presunto caso di malasanità.