Torna di attualità il problema dell’accesso al pronto soccorso ospedaliero delle persone con disabilità, a causa delle restrizioni del Covid che impediscono ad almeno un familiare di entrare e garantire al soggetto non autosufficiente quell’assistenza continuativa che il personale, soprattutto per la carenza degli organici, non è nelle condizioni di prestare. Anche l’Annunziata di Cosenza registra sotto questo aspetto, criticità di rilievo, come testimoniato da una lettera aperta ricevuta dalla nostra redazione, firmata e relativa alla esperienza di un soggetto affetto da una patologia invalidante, costretto a ricorrere alle cure dei sanitari per una crisi respiratoria.

Il Pronto soccorso di Cosenza “scoppia”

«Sono il fratello di un disabile ricoverato presso una struttura assistenziale nelle vicinanze di Cosenza – si legge nella missiva – Succede spesso che mio fratello abbia delle crisi respiratorie, la struttura allerta il 118 che lo trasporta al pronto soccorso di Cosenza. Naturalmente la struttura non è tenuta ad assicurare nessuna continuità assistenziale: una volta trasportato in pronto soccorso le sue responsabilità nei confronti del paziente sono terminate. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che così prevede la legge. Il Pilatesco lavaggio delle mani. Amen. Ma torniamo alla storia: tutti quelli che purtroppo hanno avuto la necessità di recarsi al pronto soccorso dell’Annunziata sanno di cosa sto scrivendo: un pronto soccorso che raccoglie l’emergenza urgenza di una provincia enorme, per usare un eufemismo letteralmente “scoppia”. Pochi medici, spazi inadeguati, e personale insufficiente».

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