Parla uno dei sei imputati giudicati colpevoli dal gup di Palmi: «Sono convinto che la verità verrà alla luce nel corso dei successivi gradi di giudizio. La giustizia prevarrà»
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«Con grande dolore e indignazione, mi vedo costretto a dichiarare la mia totale innocenza di fronte a una condanna che ritengo ingiusta e infondata. Sono stato accusato di un reato che reputo indegno e infame, per il quale sono stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione». Lo scrive Michele Piccolo, uno dei sei imputati giudicati colpevoli dal gup del Tribunale di Palmi di violenza sessuale di gruppo ai danni di due minorenni del reggino.
«Tuttavia - prosegue - sono convinto che il giudice di primo grado non abbia valutato correttamente la mia difesa, e che il processo non abbia preso in considerazione elementi chiave che dimostrano la mia innocenza. La persona che mi ha accusato non mi ha mai riconosciuto nelle fotografie proposte dalla polizia. È importante sottolineare che il fatto mi viene addebitato nel maggio del 2022, quando io mi trovavo agli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico. Non ero quindi in grado di compiere l'atto che mi viene contestato, in quanto ero monitorato dalle forze dell'ordine. Tuttavia, l'ordinanza inizialmente emessa è stata modificata nel corso del procedimento».
«Voglio sottolineare - conclude Piccolo - che la mia dignità ha un valore che va oltre ogni cosa, ed è per questa ragione che affermo con fermezza di non aver mai commesso il reato che mi viene attribuito. Difenderò la mia innocenza con tutte le forze a mia disposizione, e sono convinto che la verità verrà alla luce nel corso dei successivi gradi di giudizio. La giustizia prevarrà, e io riuscirò a dimostrare la mia totale innocenza. Non smetterò di lottare per la verità».